Medjugorje: stare li era come ritornare a casa, dopo tanto tempo.
Radomir Starostik, sin da giovanissimo, portava dentro di se dei dubbi esistenziali, che avevano bisogno di risposte. Pensava, soprattutto, a cosa sarebbe stato di lui dopo la morte. Sarebbe finito tutto nel nulla più assoluto?
“Cominciò quindi un periodo di ricerca, che non era privo né di confusione, né di disperazione. Più tardi, durante il servizio militare, feci amicizia con un ragazzo credente. Sebbene in quel periodo la nostra vita non fosse affatto un cammino ricco di virtù (o forse questa era una ragione di più), vidi nel mio amico una speranza che io non avevo.
Al mio rientro dalla caserma continuai ancora a cercare, per diversi anni, ma con una direzione già più precisa. Tentai di leggere la Sacra Scrittura e mi sentivo sempre più attratto dalla Chiesa. Più tardi decisi di frequentarla regolarmente. Andavo ogni domenica, da solo, senza capire di cosa veramente si trattasse, intuivo però che lì accadeva qualcosa di importante e mi sentivo bene”.
Radomir Starostik non era ancora battezzato, ma, un giorno, ne sentì davvero il bisogno.
“Era la Pasqua del 1992 quando poi questo accadde. Come padrino scelsi l’amico del servizio militare. Era presente anche mio fratello, al quale non sapevo che il mio battesimo potesse interessare così tanto … Cominciammo ad andare regolarmente insieme alla santa Messa e dopo un anno divenni il suo padrino. Il suo battesimo fu per me un evento molto importante”.
E il cammino di fede ormai era diventato inarrestabile, nella sua vita, e lo portò anche in Bosnia-Erzegovina, proprio sotto consiglio del fratello.
“Sapevo che la presenza della Madonna talvolta è accompagnata da fenomeni straordinari, per questo partii pieno di attese. La sorpresa mi aspettava veramente, ma era di genere completamente diverso da quello che pensavo… Era la sensazione di essere tornato a casa dopo lungo tempo. Era come se in me si risvegliasse qualcosa che fino allora aveva dormito un sonno profondo.
Sperimentai chiaramente che Dio può esserci vicino molto più di quanto potessi immaginare. Al mio rientro a casa, ero triste, tuttavia sapevo che sarebbe dipeso da me il modo con cui avrei accolto questo dono. Cominciai a scoprire la preghiera e la mia vita prese un altro ritmo: divenne più piena, ma non più semplice. Riuscivo però a guardare le cose che prima cercavo disperatamente di sfuggire.
Poi avvenne ancora qualcosa di molto importante: la decisione di mio fratello di entrare nella Comunità “Kraljice Mira…”, una realtà che nasce proprio dall’esperienza di Medjugorje e che sperimenta l’invito della Madonna a porre sempre Dio al primo posto nella propria vita. Questa testimonianza è stata ed è per me un grande sostegno sul cammino”.
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Antonella Sanicanti
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