Certo che può, come dimostra la testimonianza di un ex membro dell’IRA.
Tra gli anni ’80 e ’90 l’Irlanda ha vissuto momenti difficili, legati principalmente al movimento indipendentista irlandese (IRA) che attraverso la lotta armata puntava alla liberazione della propria terra dal governo britannico (in questi anni dell’Irlanda del nord, tuttora sotto il controllo britannico). Proprio da quel contesto di guerra e odio perviene la testimonianza di Marc Lenagham, ex membro dell‘IRA che adesso ha abbracciato il cattolicesimo e la non violenza (l’IRA ha smesso di compiere attentati e azioni di guerra dal 21 giugno del 2011). Il ragazzo irlandese spiega in che modo da piccolo fosse arrivato ad entrare a far parte dei rivoluzionari: “Sono cresciuto senza fede e senza preghiera, senza conoscere Dio. Nel 1978 divenni membro dell’Armata repubblicana irlandese. Da allora mi sono dato da fare. Dapprima cominciai a diffondere scritti e volantini contro la Chiesa, contro la religione e contro gli inglesi. Ero un violento qualsiasi”.
Non ci volle molto tempo prima che Marc diventasse un membro delle forze armate dell’IRA e che dalla propaganda passasse all’azione. Per diverso tempo ha partecipato a pestaggi, torture e brutali uccisioni, finché un giorno non venne arrestato: “Proprio mentre stavo per uccidere un soldato britannico, ci rovesciammo dalla moto. Io fui preso e arrestato, mentre il mio compagno riuscì a fuggire. Sette giorni in carcere fui sottoposto ad interrogatorio, e alla fine condannato a una lunga pena, di cui scontai sei anni e due mesi”. I primi anni di carcere non avevano ammorbidito le sue posizioni né cambiato i suoi obiettivi belligeranti, ma un giorno la testimonianza di un parroco di ritorno da Medjugorje cominciò a smuovere in lui qualcosa.
Generalmente Marc partecipava alle messe per informarsi sugli sviluppi degli scontri armati e per diffondere volantini sulla lotta armata, ma quel giorno venne colpito dall’entusiasmo del parroco e a fine messa gli chiese se credesse davvero in quello che diceva e se poteva raccontargli qualcosa in più su Medjugorje e le apparizioni. Il parroco gli rispose che era fermamente convinto di ciò di cui aveva parlato e che gli avrebbe fatto avere dei libri sull’argomento. Ricevuti i libri li lesse tutti, inizialmente provò un sentimento di rifiuto, ma dopo qualche tempo si trovò a rifletterci sopra: “Tutto è cominciato a Pasqua del 1984. Fino allora avevo respinto, come cosa buona per me, ogni pensiero sulla possibile veridicità dei fatti di Medjugorje. Tuttavia un giorno una piccola parte di me cominciò ad aprirsi. Andai dietro questa voce silenziosa dentro di me. Mentre leggevo mi soffermai su una foto con tutti i veggenti. Rimasi senza fiato: il sorriso sul volto di Vicka era per me una prova che qui non si trattava di un gioco, ma di una cosa seria. Era questo il piccolo seme che veniva deposto nel mio cuore. Accettavo la possibilità che tutto fosse vero”.
Nella sua anima cominciò un conflitto interiore: credere ai valori ricevuti sin da bambino o a quelli che proponeva la Madonna a Medjugorje? Pian piano la risposta gli divenne chiara, cominciava a provare tristezza e dolore ogni qual volta gli veniva riferito che era morto un civile o un soldato. Un giorno, consapevole che gli ideali dell’IRA non gli appartenevano più, Marc andò a comunicare ai superiori l’intenzione di lasciare la lotta armata, era solo il preambolo della sua definitiva conversione che avvenne proprio a Medjugorje: “Qui, a Medjugorje, ho trovato la pace e la gioia dell’amore. Mi è sembrato come se fino allora non avessi mai sentito nulla di questo. Avevo conosciuto solo un amore limitato: per i genitori, per l’IRA e per qualche amico. E’ tutto qui quello che pensavo si dovesse amare.
Ora sono profondamente convinto che ogni uomo ha il suo valore e una sua dignità. Vedo con chiarezza che tutti siamo vittime: e noi dell’IRA e i soldati e poliziotti britannici”.
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Luca Scapatello
Fonte: Medjugorje.Altervista
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