Ci vorrebbe il TSO per chi crede più ai miracoli che alla scienza? Ecco la risposta dell’intellettuale italiano, Galimberti.
È noto che al filosofo Umberto Galimberti, i temi religiosi e metafisici non siano mai andati molto a genio. Le sue ultime affermazioni, però, appaiono decisamente sopra le righe.
Invitato giovedì scorso alla trasmissione In Onda, su La7, Galimberti è stato chiamato in causa su variante “Delta” e green pass. Sulla scia dell’obbligo adottato in Francia, il filosofo si è pronunciato per la linea dura: “Io sono per l’obbligo: per persuadere una persona è necessario che quella persona sia disposta a mettere in dubbio le proprie convinzioni”.
Ha poi detto la sua, in merito ai “no vax”, definiti “strampalati e anti-scientifici”. Coloro che non vogliono vaccinarsi, ha aggiunto, “si sentono però un grande club di opposizione, non sono disposti a mettere in gioco per le proprie convinzioni e mettono in pericolo gli altri”.
In uno studio televisivo privo di contraddittorio, il filosofo monzese ha espresso meraviglia riguardo al fatto che la pandemia “non ha comunque cambiato le posizioni dei no vax”. E ha rincarato la dose: “Uno che nega l’evidenza forse ha bisogno di qualche cura”.
Alla domanda del conduttore sulla necessità di un TSO, Galimberti risponde: “I no vax hanno come una pazzia. Come si può convincerli che la scienza è seria se loro vivono ancora con una mentalità religiosa e anti-scientifica come ai tempi di Di Bella?”.
A questo punto il discorso scivola fuori dall’ambito scientifico, sconfinando nella sfera etica e metafisica: “Se per loro i miracoli di Lourdes e Medjugorje sono più importanti della scienza, come fai a convincerli?”.
E ancora: “Tso per i no vax? Non si può negare la realtà, come si può dire che i vaccini non hanno funzione dopo che abbiamo visto diminuire casi e vittime proprio con l’arrivo dei vaccini?”.
I no vax “possono morire in pace con le loro convinzioni, ma ora è in gioco la vita degli altri che va di mezzo – conclude Galimberti –. Neanche il fatto che sono loro ora a morire di Covid, come si fa a persuaderli? Io non sono capace».
È possibile che Galimberti non conosca – ma per una persona della sua cultura sarebbe una grave lacuna – la storia del dottor Alexis Carrell (1873-1944), che recatosi a Lourdes per confutare platealmente i miracoli, ne tornò convertito ma, non per questo, abbandonò la professione medica e smise di occuparsi di scienza.
Diamo per scontato, invece, che il professor Galimberti conosca gli scritti di Blaise Pascal (1623-1662). Il filosofo francese affermava: “L’ultimo passo della ragione è il riconoscere che vi sono un’infinità di cose che la sorpassano. Essa è proprio debole, se non giunge fino a conoscere questo. Se le cose naturali la trascendono, che dire di quelle soprannaturali?”.
Non c’è alcun contrasto, dunque, tra ragione e metafisica, l’unica puntualizzazione da fare è che la seconda va oltre la prima. Questo pensiero ha animato anche i magisteri di papi come San Giovanni Paolo II (si pensi all’enciclica Fides et ratio) o di Benedetto XVI.
Galimberti, quindi, può ammettere di non avere spiegazioni razionali per i miracoli di Lourdes e Medjugorje ma non ha alcun argomento per costringere chi vi crede a pensarla diversamente.
Usare il TSO ai danni di chi non la pensa in un certo modo, però, non ha nulla di scientifico, né di razionale. Al contrario, ci riporta la mente ai terribili lavaggi del cervello dei regimi totalitari del secolo scorso, di cui sicuramente nessuno di noi – Galimberti compreso – sente la mancanza.
Luca Marcolivio
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