Un noto pubblicitario che si definiva agnostico, prima di incontrare la Regina della Pace di Medjugorje.
Il suo primo viaggio, in quel luogo santo, risale al 1° Maggio del 1987. Non credeva in nulla all’epoca, era quindi ben lontano dal ricercare la Madonna o le sue apparizioni.
Lui e la moglie Marina erano giunti a Medjugorje per l’insistenza di un’amica, dal nome profetico, Grazia, nell’anno in cui i sei veggenti avevano tra i 10 e i 16 anni.
“Vidi qualcosa di straordinario. Guardavo il sole a occhio nudo, cosa normalmente impossibile a farsi. Tutti gli altri, eravamo in centinaia, lo stesso. E il sole prese a roteare, danzare, pulsare, assumendo varie colorazioni, prima azzurra, poi rossa, quindi rosa, e infine precipitò verso di me, tanto da costringermi a ripararmi istintivamente il volto con le mani”.
Come non sentirsi toccati da un’esperienza del genere? Come non esclamare di aver trovato, li, la propria casa e tutte le risposte cercate?
Il giorno dopo, pensò di fare delle foto: “Un’inquadratura né verticale, né orizzontale, mentre io ricordavo perfettamente d’aver puntato l’obiettivo perpendicolare al terreno, in direzione della canonica e della Chiesa.
Accanto alle cuspidi dei due campanili, una nuvola formava una silhouette di donna. Dal velo e dal manto si direbbe la Vergine. Ma io sono arcisicuro che quel giorno il cielo era terso, neanche una nube”.
Da quel giorno, Romolotti custodisce il negativo in cassaforte, segno e pegno della sua guarigione, del cambiamento che toccò poi l’intera esistenza. Voleva raccontare a tutti di come e del perché fosse mutata la sua vita; cominciò allora e mai ha smesso.
Negli anni 90, affittò il Palatrussardi, per un raduno spirituale: “Pullman da tutta Italia, a ogni raduno 10.000 persone avide di preghiera, Rosari e litanie, dalle 9 di mattina alle 7 di sera, è un solo discorso: la meditazione di padre Slavko Barbaric, un francescano carismatico, oggi sepolto a Medjugorje, che, se non si fosse fatto frate, sarebbe finito con i miliziani a strappare i testicoli ai nemici durante la guerra in Bosnia”.
Il suo ruolo nel mondo gli sembrò chiaro: propagare quanto appreso il più possibile, condividerlo con altri che adesso lo guardavano sbalorditi, nel sentirlo parlare. Lui voleva spartire con chiunque i doni della guarigione, parlare con chiarezza, pur di scuotere le coscienze.
Ecco cosa disse, in un’occasione, al Cardinale Carlo Maria Martini: “Ma è possibile che i vari imam musulmani si permettano di definirci “antropofagi”, perché mangiamo il nostro Dio? Non è vero che le religioni sono tutte uguali: occorre che lo diciate e con chiarezza”.
E, nel corso degli ultimi anni, il suo vigore devozionale, la sua fedeltà a Maria non ha perso colpi.
Antonella Sanicanti
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