A Medjugorje, ed in ogni angolo del mondo, ci dice chiaramente qual è la via che porta al Figlio Gesù. L’esperienza di un giovane arrivato qui con ben altre idee.
Questa storia di un ragazzo ventenne risale ad alcuni anni fa. E’ una di quelle tante guarigioni che potrebbero passare inosservate se vissute con superficialità.
Cio’ che per noi può sembrare “una piccola cosa” per qualcun’altro diventa una montagna insormontabile. Ma spesso, a questo, la nostra superficialità non ci fa arrivare.
Questo ragazzo pativa un senso di inferiorità a causa di un problema di balbuzie, aveva cercato soluzioni e rifugio nell’autoipnosi e nell’occultismo, poi in alcune filosofie orientali per così dire “liberanti”.
“Nessuno mi aveva detto che “Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie, salva dalla fossa la tua vita sazia di beni la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua giovinezza” (Salmo 103). Sempre alla ricerca di una efficienza, credetti di trovare la mia identità in una comunità LFT ispirata a filosofie tantriche”.
Per seguire queste dottrine il ragazzo aveva lascito ogni cosa, anche il lavoro, affidandosi al guru indiano Shree Anandamurti.
“Così la lettura accanita dei testi del Tao di Bhagwan e di altri, per due anni, mi ha cambiato completamente la testa e mi ha fatto perdere la fede cattolica e, in seguito, l’approccio ai libri di Ra, anche la fede nell’esistenza di Dio e dell’anima, dopo la morte. Lavoravo a tempo pieno per loro, occupato in un negozio di prodotti integrali. Ci ospitavano per i nostri ritiri, due volte all’anno, dei conventi cattolici!
Avevo l’affanno della morte, l’angoscia per la caducità della vita, ho abbandonato hobby e macchina fotografica per annullarmi: volevo diventare un monaco Zen, altra filosofia orientale vicina al buddismo”.
Fu la madre che cercò, ad un certo momento, di introdurlo in un gruppo carismatico e alla lettura di un libro su Medjugorje.
“Volevo dimostrare a mia madre e a me stesso che era tutta una montatura. Così fui spinto ad andare a Medjugorje per convincermene, ma anche da una vaga curiosità.
Era la vigilia di Natale dell’ ‘84. Davanti alla statua nella cappella delle apparizioni, cominciai a star male nella ressa: non volli ne sedermi, ne inginocchiarmi. Resistetti fino allo spasimo e mormorai: Se sei tu, perdonami e aiutami. Il male quasi scomparì. Durante la messa in italiano, sentivo un gran desiderio di ricevere la Comunione, sebbene mi sentissi un pesce fuor d’acqua. Appena finita la Messa cercai un confessore, mi sentii liberato e nella veglia natalizia ricevetti Gesù.
Il giorno dopo sentii una voce: “Non sei degno, ma ti desidero”. Cominciai a ricevere l’Eucarestia ogni giorno. Tornato a casa ero deciso a romperla con le filosofie”.
Dopo questa decisione, fu l’Eucarestia, di cui si nutriva ogni giorno, a fargli cambiare mentalità: “… la grazia divina vinse ogni condizionamento mentale. Ora sono tornato al mio negozio, frequento due volte la settimana un gruppo di preghiera lontano da casa. Dell’handicap di prima più nessuna traccia. Sono nella pace. La preghiera riempie la mia giornata. Prego e soffro per gli uomini”.
Antonella Sanicanti
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