Una insegnante rilasciò una lettera di testimonianza, dopo un fatto prodigioso, accaduto, per mezzo della Regina della Pace di Medjugorje.
“La notte tra il 9 e il 10 agosto 1983, mi trovavo sull’espresso delle 22.30 Milano-Palermo. Ero assieme ad un mio alunno ed eravamo diretti ad Ischia. Verso le 23, mi sono sdraiata nella mia cuccetta: ero agitata, ma avevo viaggiato tutto il giorno e mi addormentai quasi subito, dopo aver detto una preghiera veloce alla Madonna di Medjugorje, dove ero stata in pellegrinaggio dal 31 luglio al 5 agosto.
Non so esattamente quanto tempo passò, ma, poco prima di fermarci a Bologna, feci un sogno chiarissimo: vidi due treni che stavano per incrociarsi (uno proveniente dal nord e l’altro dal sud). In lontananza, apparve una figura luminosissima vestita con un lungo abito grigio-azzurro e un velo bianco che ricadeva leggermente sulla fronte: aveva le braccia un po’ aperte, ma non riuscivo a scorgere il viso.
Poi, questa figura con un gesto calmo e lento fece un cenno ai treni, come chiedesse di rallentare e, nel sogno, l’immagine si fece più vicina. (…) Poi la figura benedisse i convogli.
A questo punto, ho visto chiaramente il conducente di un treno tirare disperatamente la leva del freno (il macchinista poteva avere 40-50 anni) e poi coprirsi il volto con le mani. Mi sono svegliata molto tranquilla: il treno era fermo a Bologna (dove è rimasto tre ore): ho girato fianco e ho dormito fino al mattino seguente.
Il 10 agosto, sono venuta a sapere che avevano messo una bomba sul binario della linea Milano-Palermo, in prossimità di Vaiano, e che l’ordigno era esploso davanti all’espresso 751 (cioè il treno partito due ore prima del mio, sulla stessa linea) anziché sotto, cosa che ha evitato una strage, tenendo anche presente che lo spostamento d’aria avrebbe scaraventato il treno proveniente da sud (che incrociava davvero in quell’istante il 751), nella scarpata adiacente.
Soltanto dieci giorni dopo, tornando a casa e sentendo bene il racconto appreso dai giornali, ho potuto riscontrare una corrispondenza incredibile tra i particolari del mio sogno e la scampata tragedia”.
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Antonella Sanicanti
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