Una persona, di nome Alfonso T., aveva 35 anni, quando, con una lettera, testimoniava ciò aveva vissuto, durante un viaggio a Medjugorje. Lui veniva dal Messico e da una famiglia cattolica, consacrato al Sacro Cuore di Gesù, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria.
Dopo essere stato rifiutato nel gruppo dei Gesuiti, però aveva cambiato radicalmente vita, votandosi al comunismo, all’astrologia, all’esoterismo.
“Nel frattempo mi sono laureato in medicina, specializzandomi in uno dei migliori ospedali di Madrid. Durante gli anni che vissi in Europa, nutrivo simpatia verso il risorgimento del socialismo spagnolo; passavo il tempo in feste, ricerca del piacere, in un crescente affanno materialista, pieno di egoismo e di ambizione per la mia fama”.
La via che lo portava lontano da Dio sembrava sempre affollata di interessi di natura spiritica, come il controllo mentale, la meditazione trascendentale, la reincarnazione.
Medjugorje: sentivo un gran vuoto spirituale
“Erano già molti anni che non andavo più a Messa, che non mi confessavo e che avevo abbandonato l’orazione. Però, nel fondo del mio cuore, sentivo un gran vuoto spirituale.
Furono alcuni libri che mi capitarono tra le mani in libreria che mi scossero profondamente; i titoli sono: “Le apparizioni di Medjugorje” del Padre Svetozar Kraljevic e “Medjugorje, scuola della Madonna” del Padre Tiberio Munari, saveriano. Non furono tanto i segni prodigiosi (la danza del sole come a Fatima, le guarigioni miracolose o le molte conversioni) a colpirmi profondamente, quanto i messaggi della Madonna: orazione, digiuno e abbandono in Dio, nella sua Provvidenza.
Erano messaggi che superavano il mio razionalismo ateo e materialista, nel quale io ero caduto durante i miei anni di “ricerca” e di perdizione. I messaggi andavano contro la mia maniera di vivere e di pensare. Per questo il “salvataggio” della Madonna non fu facile, ma pian piano è stata lei il mio “cammino”, fino al suo amato Gesù.
Questa rinascita attraverso l’incontro con la Vergine di Medjugorje, nell’orazione quotidiana del S. Rosario, il digiuno e l’Eucaristia, mi ha portato a servire al meglio i miei ammalati e i poveri, nella mia professione di medico.
(…) Al di sopra della ragione e in opposizione ai desideri umani, il Signore ha poi voluto farmi un gran regalo: l’amore alla Croce, alla povertà, alla vita sobria e modesta. Ultimamente, attraverso alcune malattie, il Signore ha voluto associarmi alla sua Passione dolorosissima, mi ha invitato a seguire la sua Croce con la mia piccolissima dietro di Lui, nel cammino stretto che conduce al Paradiso”.
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Antonella Sanicanti
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