Ricordo la piacevolissima chiacchierata con Mons. Giovanni D’Ercole in occasione del suo pellegrinaggio a Medjugorje per la festa della Divina Misericordia.
Medjugorje era affollata di pellegrini, molti dei quali italiani. L’aria calda di primavera ci avvolgeva e rendeva ancora più accogliente quella terra benedetta dalla presenza di Maria.
Una giornata animata dalla preghiera continua, nella chiesa di san Giacomo, sulla collina delle apparizioni, sul monte Krizevac, e dalle file di pellegrini davanti ai confessionali.
Ho incontrato Monsignor Giovanni D’Ercole a Medjugorje al termine della Messa italiana che ha presieduto nella Domenica della Divina Misericordia 2019, nella chiesa di San Giacomo, gremita di italiani.
Mentre ero seduta fuori ad aspettarlo per l’intervista, osservavo con quanta disponibilità, pazienza e gratuità di cuore, parlava con tutti i pellegrini che lo avvicinavano, ed erano tanti!
Chi per chiedergli una preghiera, chi per un saluto o semplicemente per una foto insieme a lui. Ero rimasta già colpita dalle sue parole durante l’omelia, ma ancora di più dalla sua testimonianza sul “campo”, in mezzo alla gente. Capivo più che mai quanto sono preziosi i pastori che stanno con le loro pecore, e le guidano. E perché la Madonna a Medjugorje, nei suoi messaggi, ci ripete, incessantemente, di pregare per loro.
Nella domenica della Divina Misericordia, si trova qui a Medjugorje, nel luogo dove milioni di persone provenienti da tutto il mondo sperimentano la Misericordia di Dio. Che cosa rappresenta Medjugorje per la Chiesa e per l’umanità?
“A mio modo di vedere Medjugorje è un pò l’immagine della Chiesa che risponde alle attese di questo momento. Medjugorje non è un santuario, ma una parrocchia, che ha le porte aperte a tutti, dove le persone di diverse nazioni si incontrano per celebrare la stessa Eucarestia, in tutte le lingue.
Medjugorje è il luogo dove la Madonna è una presenza consolatrice, confortatrice. E’ la presenza di una Mamma che si fa presente costantemente. Per qualcuno questo, sembra essere una difficoltà. Per me è un segno di tenerezza per questi nostri tempi in cui siamo impauriti, confusi per come vanno le cose e abbiamo bisogno di sentirci uniti.
Medjugorje realizza il nostro bisogno di pace che nasce dall’incontro con Maria, è un posto di ristoro per molta gente. A Medjugorje due cose sono sempre presenti: preghiera e silenzio. E’ l’immagine della parrocchia, che diventa un modello per le altre parrocchie.
Medjugorje valorizza la liturgia di ogni giorno, senza fare cose straordinarie ma dà la possibilità a tutti di recitare il Rosario, di partecipare alla Messa, all’adorazione e alle catechesi per ascoltare la parola di Dio. Sono questi i punti fondamentali!”
Durante la sua omelia ha parlato dell’importanza di fare spazio alla volontà di Dio. Mi viene in mente una sua intervista a Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella, ospite in studio al programma “A sua immagine”. Chiara, è l’esempio concreto di chi è stata capace di fare spazio a una volontà umanamente incomprensibile. E dalla sua disponibilità, è scaturito un fiume di grazia. Ma come si fa a fare spazio a Lui?
“Le cose appaiono complicate ma in realtà sono molto semplici. Si tratta di decidere se uno deve avere in mano il timone della sua vita, oppure lo mette nelle mani di Dio. E diventa passeggero della sua stessa vita, sapendo che ha un Dio Padre che progetta, che lo accompagna.
Ci sono due prospettive nella vita. Una è quella di essere noi dio, è di servirci del dio che abbiamo in mente noi. E’ la prospettiva che non porta da nessuna parte. Però nel mio modo di vedere, è nel cuore di molti cristiani. Per esempio vengo a Medjugorje, per avere la grazia, per questo, per quello.
Mentre noi dovremmo venire a Medjugorje per chiedere che si compia la Volontà di Dio. Entrare in un’altra dimensione. E’ come morire e rinascere. Morire alla propria volontà e rinascere alla Volontà di Dio. E’ morire ai nostri sogni per far si che si realizzi il sogno di Dio, che è sempre più grande di quello che noi possiamo immaginare.
Una partita che si gioca fondamentalmente su due piani. Il primo è quello di una grande umiltà: la consapevolezza che da soli non possiamo nemmeno sapere che cosa ci sia utile o no. Convincersi di questo, getta le basi per una relazione con Dio diversa da quella di un Dio col quale stabiliamo un commercio. Ti do questo perché tu mi dia questo.
Seconda cosa, questa umiltà che è poi la verità della tua vita, porta ad accettare le tue fragilità, le tue povertà, ad accettarti così come tu sei. La tentazione per tutti, e ahimè molti ci cadono in un modo amaro, è proprio quello di non amarsi. Soprattutto oggi sotto la spinta prepotente della moda, della pubblicità.
Di tutta questa cultura che vuole convincerti che tu non vali se non sei il mito, se non rispecchi certi canoni. Se uno accetta se stesso, ha già risolto tre quarti del problema. Arrivato a questo punto, scopre di vedersi con gli occhi di Dio e di sentirsi amato. E di conseguenza è spinto ad amare gli altri, così come sono, non a volerli cambiare”.
La parola Misericordia è spesso fraintesa, strumentalizzata, tanto da confondere l’amore con l’egoismo, il bene col male, un desiderio con un diritto. Cosa pensa di questa tendenza?
“Si è tutto vero oggi viviamo in una grande confusione, dove il problema di fondo è non sapere distinguere cos’è bene da cos’è male. Non riuscire a capire cos’è la verità, e ridurla all’opinione di un singolo che la sceglie secondo le condizioni, e situazioni in cui vive. A mio modo di vedere la misericordia è un termine che viene usato in tutte le salse.
Però la Misericordia è Dio, è Dio Persona, è Dio Spirito Santo che manifesta tutta la tenerezza di Padre nei nostri confronti. E’ proprio questa tenerezza che tocca il nostro cuore. In questa prospettiva io mi apro all’altro. Comprendo anche le situazioni più drammatiche che esistano, per approcciarle con la stessa attitudine con cui Dio rispetta la mia libertà.
Mi rivolgo all’altro senza pretendere di opprimerlo. Rispetto la sua identità, ma gli manifesto la Verità. Oggi spesso, purtroppo, per misericordia si intende andare incontro a tutte le attese pericolose che poi creano delle schiavitù. Invece di annunciare la Verità che rende liberi.
La festa della Divina Misericordia fu voluta e istituita da san Giovanni Paolo II nel 1992. Un suo ricordo di lui?
“Ne ho diversi perché ho lavorato per diversi anni accanto a lui. Ma un ricordo che mi ha sempre profondamente colpito era il suo amore, la sua difesa per la famiglia. Ripeteva più volte che la famiglia fondata sul matrimonio, istituito da Dio, non creato dall’uomo, è l’ultimo baluardo a difesa della civiltà.
E per questo era convinto di aver affrontato grandi problematiche, l’attentato, e tante altre. Satana si è scatenato contro di lui perché ha difeso la famiglia. Ma una cosa certa, alla base di tutto ciò che facciamo, è che noi abbiamo già vinto. Siamo combattenti di una battaglia di cui sappiamo già l’esito.
E quindi con questa forza, dobbiamo dare il massimo. La vittoria viene compiuta da Dio, è Sua. Ma attende anche il nostro contributo, non perché ne abbia bisogno ma per darci la gioia di essere vittoriosi con Lui”.
Simona Amabene
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