Ribadendo l’importanza dei frutti ivi generati, il visitatore apostolico ha spiegato che il luogo mariano è segno che la chiesa è viva.
Quando il Santo Padre ha deciso di inviare l’arcivescovo di Cracovia Henryk Hoser a Medjugorje in qualità di visitatore apostolico, i membri della parrocchia bosniaca hanno cominciato a sperare che il culto mariano praticato nella loro terra venisse definitivamente riconosciuto dalla Santa Sede. Il primo viaggio del monsignore è stato conoscitivo, in quei giorni ha osservato l’attività parrocchiale e quella religiosa, con particolare attenzione al comportamento dei pellegrini.
Sin dai primi giorni monsignor Hoser ha dichiarato che i “Frutti di Medjugorje” sono innegabili e che da un punto di vista religioso, Medjugorje rappresenta una risorsa per la fede. Dopo aver letto il primo rapporto del visitatore apostolico, papa Francesco ha deciso di tramutare il suo incarico da temporaneo a permanente. Da quel momento in poi il religioso polacco si è occupato di curare la pastorale del paese bosniaco. Al termine di una delle ultime messe celebrate, il visitatore apostolico è stato intervista da ‘Avvenire’: a questi ha ribadito quelle che sono state le sue prime impressioni ed ha spiegato qual è il suo compito.
La prima cosa che ha voluto chiarire monsignor Hoser all’intervistatore è che il suo ruolo non è quello di scoprire un inganno, ma quello di guidare la pastorale di un luogo che ogni anno accoglie milioni di pellegrini: “Medjugorje non è più un luogo ‘sospetto’. Sono stato inviato dal Papa per valorizzare l’attività pastorale in questa parrocchia, che è molto ricca di fermenti, vive di un’intensa religiosità popolare, costituita, da una parte da riti tradizionali, come il Rosario, l’adorazione eucaristica, i pellegrinaggi, la Via Crucis; dall’altra dal profondo radicamento di importanti Sacramenti come, ad esempio, la Confessione”.
Il secondo elemento che emerge con chiarezza dall’intervista è che la Chiesa non considera pericoloso incentrare il culto sulla Madonna, poiché sebbene sia vero che a Medjugorje si esprime la propria devozione per la Regina della Pace è altrettanto chiaro che il culto professato è incentrato su Cristo: “La pietas popolare, qui è centrata sulla persona della Madonna, Regina della Pace, ma rimane un culto cristocentrico, come anche il canone liturgico è cristocentrico”.
Nella seconda parte dell’intervista il Visitatore Apostolico si concentra sul futuro di Medjugorje e spiega che per il momento si può puntare semplicemente sul rafforzamento di quanto si verifica tutt’ora: ovvero le milioni di confessioni, le migliaia di conversioni e le decine di vocazioni che si verificano ogni anno. Osservare quanto accade in questo luogo, per monsignor Hoser è segno: “Di una Chiesa ancora pienamente viva e in particolare giovane”. Infine sulla possibilità di riconoscere Medjugorje come delegazione pontificia, ha dichiarato: “Non lo escludo. L’esperienza dell’inviato della Santa Sede è stata accolta positivamente, come un segnale di apertura nei confronti di un’esperienza religiosa importante, diventata riferimento a livello internazionale”.
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Luca Scapatello
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