Padre Ljubo, un sacerdote di Medjugorje e ci invita a premettere a Dio di entrare e condurre le nostre vite.
Ognuno di noi ha degli ostacoli da superare, delle sofferenze con cui fare i conti tutti i giorni. Padre Ljubo ci spiega come affidarci a Dio, attraverso la Regina della Pace.
“Tutti noi sappiamo i problemi, le croci. Qui, in questa Chiesa, a questo incontro, non siete venuti solo voi, ma con voi sono venute anche tutte le persone che portate nel vostro cuore. Qui, siamo nel nome di tutti loro, nel nome di tutti quelli della nostra famiglia che sono lontani, che a noi sembra che non credano, che non abbiano la fede.
Ma è importante non criticare, non condannare. Noi siamo venuti per presentare tutti loro a Gesù e alla Madonna. Qui, siamo venuti, prima di tutto, per permettere che la Madonna cambi il mio cuore, non il cuore dell’altro.
Siamo sempre portati, come uomini, come umani, a cambiare l’altro. Proviamo a dire a noi stessi: “Dio, con le mie forze, con la mia intelligenza non posso cambiare nessuno. Solo Dio, solo Gesù con la sua grazia, può cambiare, può trasformare, non io.
Io posso solo permetterlo”.
Perché Dio intervenga nella nostra vita, infatti, è necessario che ci rendiamo disponibili al suo “ingresso” nelle nostre vite.
“Come dice la Madonna tante volte: “Cari figli, permettete! permettete!”. Quanti ostacoli ci sono anche in noi, quanti dubbi, quante paure ci sono dentro di me! Si dice che Dio esaudisce le preghiere subito, ma il problema è che non lo crediamo, davvero.
Per questo Gesù, a tutti quelli che si avvicinavano a lui con fede, diceva: “la tua fede ti ha salvato”. Voleva dire: “Tu hai permesso che io ti salvi, che la mia grazia ti guarisca, che il mio amore ti liberi. Mi hai permesso”.
Dio, per rispettare la nostra libertà di figli, aspetta il nostro consenso, il nostro accorato e sincero grido di aiuto, prima di regalarci la grazia e di guarirci. Questo rispetto è anche della Regina della Pace: “Con grande rispetto la Madonna si avvicina ad ognuno di noi, la Madonna non ci spaventa, non ci accusa, non ci giudica, ma viene con grande rispetto. Io ripeto che ogni suo messaggio è come una preghiera, una preghiera della madre: “Caro figlio, cara figlia, apri il tuo cuore, avvicinati a me, presenta a me tutti i tuoi cari, tutti i tuoi ammalati, tutti i tuoi che sono lontani. Caro figlio, cara figlia, permetti che il mio amore possa entrare nel tuo cuore, nei tuoi pensieri, nei tuoi sentimenti, nel tuo cuore povero, nel tuo spirito”.”.
Antonella Sanicanti
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