Secondo un pellegrino belga giunto a Medjugorje si tratta principalmente di essere mossi da una grande tensione interiore protesa alla ricerca di Dio.
Sappiamo che ogni giorno arrivano a Medjugorje centinaia di pellegrini che viaggiano fino al luogo di culto mariano per rendere omaggio alla Madonna, pregare al suo cospetto, assistere alle apparizioni e ottenere, se possibile, una grazia. Ma se a spingere i pellegrini a camminare verso un luogo di culto, sia esso Medjugorje, Lourdes, Assisi o Fatima, è la fede, qual è il significato reale di questo viaggio? Quali sono i reali motivi che spingono i fedeli a camminare per migliaia di chilometri per trovarsi al cospetto di un santuario? A tale proposito è sicuramente interessante la risposta che ha fornito a padre Slavko, un pellegrino belga che era giunto in Bosnia durante la guerra civile e che successivamente si sarebbe recato a Gerusalemme, viaggi effettuati rigorosamente a piedi.
Giunto a Medjugorje dal Belgio a piedi, Pierre Jean Haunecart è salito sul monte Krisevac per pregare ed ha deciso di pernottarvi con un sacco a pelo. Prima che calasse la sera cominciò a piovere, ma era ormai troppo tardi per tornare in paese. Così esperì una notte a contatto con la natura, la sua forza e la presenza di Dio: “Dopo una prolungata preghiera è cominciato a piovere, pioggia che poi è diventata acquazzone. Era ormai notte: impossibile scendere al paese a causa del buio fitto. Così ho dovuto pernottare sul Krizevac. Un finimondo: lampi che squarciavano il cielo e tuoni che sembravano boati per tutta la notte. Raramente come allora ho avuto la sensazione dell’impotenza dell’uomo di fronte alle forze della natura, ma ho percepito anche la presenza dell’Onnipotente Padre celeste vicino a me. Una tale esperienza mi si è impressa profondamente nell’anima e nel cuore”.
Una decisione audace per un uomo che nel commentarla mostra il suo profondo legame con la spiritualità e con l’essenziale. Forse proprio per questo, durante l’intervista, padre Slavko gli ha voluto chiedere quale fosse per lui il vero significato del pellegrinaggio, ovvero quale fosse ciò che spinge nel profondo un uomo ad incamminarsi per migliaia di chilometri verso un luogo di culto. Com’era lecito attendersi il pellegrino ha risposto in maniera profonda e calzante: ” Un vero pellegrinaggio non è per nulla un’avventura, e nemmeno è andare alla ricerca di segni e di prodigi. Pellegrinare è principalmente essere mossi da una grande tensione interiore protesa alla ricerca di Dio, cioè di tutto ciò che ci propone lo spirito di verità e di preghiera. Scopo del pellegrinare è realizzare la vittoria della carità e della pace. Quindi ogni vero pellegrino dev’essere una persona aperta alla pace, e sempre aperta alla carità e all’amore”.
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Luca Scapatello
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