Sul sito ‘Medjugorje tutti i giorni‘ si legge la testimonianza di Steeve Dallaire, un giovane canadese che ha scelto di andare nel paese bosniaco per dare una svolta alla sua vita: sin dai primi anni di adolescenza, infatti, il ragazzo aveva cominciato a frequentare brutte compagnie, ad ubriacarsi e drogarsi. Un giorno, guardandosi allo specchio, ha capito che aveva intrapreso la direzione sbagliata che rubare per raggiungere attimi di felicità era quanto di più distante dagli insegnamenti dei suoi genitori ed ha provato vergogna. In quel periodo di ripudio per la vita scelta, Steeve si è ricordato di quando i suoi genitori gli avevano parlato di Medjugorje e ha deciso di partire in pellegrinaggio.
Durante il viaggio pensava di aver commesso un errore, tutti attorno a lui avevano un aria felice pregavano e cantavano lodi al Signore e lui si sentiva fuori posto. Quella sensazione sgradevole è scomparsa solo quando ha fatto il suo ingresso a Medjugorje: “Arrivando a Medjugorje fui subito colpito… una folla strabordante camminava a strada piena, tutta gente che arrivava dalla Messa. Il giorno dopo cominciarono le attività del pellegrinaggio… Io guardavo dappertutto e trovavo che le persone avevano l’aria felice… capivo che a Medjugorje c’era qualcosa di speciale. Mi sentivo attirato e sentivo una presenza d’amore che mi amava”.
Il ragazzo canadese si è sentito in obbligo di partecipare alle attività ed alle preghiere e quando è salito sul monte Krisevac ha trovato quello che stava cercando: “Si comincia a salire… Arrivati alla dodicesima stazione tutti si inginocchiano. Anch’io mi metto in ginocchio e incomincio a piangere pur non sapendo perché”. Era cominciata la conversione e la guarigione, ma Steeve non era ancora in grado di capirlo, solo dopo la frase pronunciata da una veggente ha cominciato a riflettere su quello che gli stava capitando: “Una persona ebbe una profezia che diceva: ‘Una persona del gruppo è guarita dalla droga e da tutti il resto a lei connesso è il Signore le dà grazia di una conversione straordinaria’”.
A fine viaggio il ragazzo ha cominciato a pregare e vivere una vita cristiana, una scelta che gli ha cambiato l’esistenza, sebbene lo abbia condotto a delle rinunce dolorose: “Il mattino del mio arrivo visito uno dei miei compari. Lui fissa lo sguardo sulla croce e la medaglia che avevo al collo. Ho visto subito dai suoi occhi che tutto era finito: io non dovevo più avvicinarmi a lui, sarebbe stato pericoloso per me ricadere…Fu una grazia ma anche una croce, era il mio migliore amico”. Se la rinuncia al migliore amico era stata dura, quella alla fidanzata lo è stata ancora di più: “Ho lasciato la mia ragazza perché con lei non potevo più vivere la castità”. Oggi Steeve vive con serenità e ringrazia Dio per averlo salvato da un futuro fatto di droga e perdizione.
Luca Scapatello