Quella di Chiara è la storia di una rinascita profonda, avvenuta a Medjugorje, risale miracolosamente dal “pozzo infinito” di dolore dove si trovava, oramai allo stremo delle forze.
La Madonna le fa il regalo più bello e la guarisce da quel male che le aveva portato via la bellezza della vita.
Chiara è una ragazza nata in un contesto familiare vicino alla Chiesa e ai Sacramenti, anche se non ha ancora trovato la chiave per viver tutto questo lei, in prima persona. Ad un certo punto all’inizio del liceo, età delle domande e delle ribellioni, comincia a percepire uno strano disagio, un senso di sofferenza.
“Era proprio un dolore, un’angoscia che si poggiava sul cuore. Questa angoscia col passare del tempo è diventato rifiuto dalla vita”, spiega Chiara a Tv2000. “La maggior parte degli anoressici, se non tutti, non hanno una reale percezione fisica di sé stessi: è vera l’immagine della ragazza che si guarda allo specchio si vede enorme, anche se è trasparente, perché ero trasparente“.
“La cosa che mi arrivava”, continua Chiara, “era la sofferenza grande che respiravo in famiglia e il senso di impotenza dei miei genitori che sono sempre stati un punto di forza per me, e che mi hanno sempre portato alla speranza, a vedere il lato positivo: anche loro li vedevo crollare“.
La chiamata a Medjugorje
Ad un certo punto in tutto questo arriva Medjugorje: “Medjugorje è sempre stata una casa per la mia famiglia, i miei genitori sono devoti da prima che nascessi. Io ne sentivo parlare in casa, vedevo le foto dei loro pellegrinaggi, mia mamma stirando sentiva Padre Livio alla radio…
Io però avevo come un rapporto passivo con la fede: obbedivo, però ero un po’ come San Tommaso, ‘se non vedo non credo’. La nascita di questa chiamata a Medjugorje nel cuore di miei genitori è arrivata in un momento di disperazione: ci sono stati tanti fatti nella nostra famiglia, molto forti, ma il Signore ha sempre provveduto”.
Un giorno poi accade qualcosa di particolare: “Durante le lodi mattutine o i vespri, non ricordo, perché in famiglia preghiamo le lodi e i vespri, aprimmo un vangelo a caso, il vangelo del paralitico calato dal tetto scoperchiato, proprio per farlo arrivare a Gesù. C’erano quattro amici o parenti, non ricordo bene, che portavano quest’uomo”.
Un brano del Vangelo “casuale” che però fa scattare nella famiglia di Chiara la molla di portarla in un modo o nell’altro a Gesù, e allora si decide per questo pellegrinaggio. Chiara ci va contro voglia, se non altro per far contenti i genitori, e ci va il giorno del suo compleanno: all’epoca pesava meno di 40 chili.
La situazione peggiora
La mamma di Chiara insieme al papà si erano accorti già da molto tempo che Chiara aveva disturbi alimentari: ormai era arrivata a un punto in cui non riusciva neanche più a mangiare. “Eravamo pronti al peggio“, racconta la mamma di Chiara a Tv2000, “perché sapevamo come finisce la storia. Chiara era arrivata a 38 chili e continuava a scendere inesorabilmente. Da lì è nato questo desiderio di portare Chiara il giorno del suo compleanno a Medjugorje insieme con tutta la famiglia”.
“Quell’anno eravamo andati proprio per Chiara perché la situazione si stava aggravando in maniera esponenziale”, aveva detto papà Luigi, “mentre invece Chiara voleva pregare per la mia guarigione perché anch’io avevo dei problemi abbastanza seri, quindi quell’anno siamo andati a Medjugorje con la certezza che Maria, questa mamma avrebbe provveduto”.
“Siamo scesi dal Podbrdo”, continua mamma Giuliana “e si era fatta l’ora del pranzo: come al solito per Chiara mangiare era un problema, era sempre di meno il suo pasto e quel giorno sarebbe stato uguale a tutti gli altri.
Il regalo di Maria
Allora il capo del nostro gruppo ha pensato bene di regalare a Chiara una torta: quando è stato il momento di mangiarla, non credevamo proprio che riuscisse a mangiarla, invece lei si alza in piedi, prende questo piattino e incomincia a mangiare questo dolce. Poi mi guarda e comincia a dirmi: ‘Mamma ma quanto è buona!’. Il regalo di Maria è arrivato”. Chiara rifiorisce, ricomincia a mangiare, ricomincia a vivere.
Ma la risurrezione non è solo fisica, è soprattutto interiore: “Prima conoscevo Dio per sentito dire”, spiega Chiara, “adesso posso dire: ‘I miei occhi ti vedono’. Ad un certo punto, dopo aver preso quel piatto, mi sono seduta e ho sentito un calore che non avevo mai provato, che mi ha preso dalla la testa fino a lungo i piedi e un certo punto si è concentrato sul petto.
Ho sentito un calore interiore. Come se la mia anima si stesse rasserenando, e ho iniziato a mangiare. Senza che me ne rendessi conto, senza che avessi l’espressione del pianto, mi scendevano giù le lacrime: mi stavo sciogliendo interiormente. Questo male si stava sciogliendo e io lo capivo. A un certo punto tutti si sono fermati e mi guardavano, e io guardavo loro come per dire: ma che sta succedendo?”.
La guarigione del cuore
“Da quel momento in poi ho sentito che quel dolore immenso, quell’angoscia atavica che prende l’anima, quella morte ontologica che l’anoressico racconta, che vive, questo pozzo infinito dal quale niente e nessuno ti tira fuori, lo stavo iniziando a risalire.
Improvvisamente mi sono trovata come in uno spazio aperto, di luce, e respiravo. Oggi sono una persona che ha un rapporto personale col suo Padre del Cielo: in tutto questo Maria, la mia mamma, è stata proprio lei che mi ha portato a conoscere questo Papà”.
L’esperienza di Chiara ci fa riflettere, e dona speranza a chiunque sia in fondo ad un pozzo da cui sembra impossibile uscire, quando invece con l’aiuto di Dio, con l’intercessione di Maria Santissima non c’è nessuna circostanza avversa che ci possa annientare.