Una testimonianza forte e commovente che ci aiuta a comprendere che facciamo tutti parte di un unico piano, quello di Dio, talvolta incomprensibile ma che poi col tempo si fa sempre più chiaro.
Quel venerdì 24 novembre 2000, si trovava a pochi passi da padre Slavko, sul Monte Krizevac, un giovane medico che lo vide accasciarsi a terra all’improvviso, e poi tutta la gente intorno a lui.
Una commovente testimonianza degli ultimi istanti di vita di padre Slavko Barbaric – grande e autentico testimone di Medjugorje – raccontata da quello che allora era un giovane dottore, e oggi è un sacerdote felice. Il suo nome è Erich Kuen.
Commovente testimonianza del medico che ha soccorso padre Slavko
“Ho percorso una lunga strada per arrivare a Dio, ero alla ricerca del senso della vita. Stavo troppo male, sono stato anche nella setta di Moon e tra i Testimoni di Geova.
Una mattina, era fine giugno del 1988, accade che mi affaccio dalla mia finestra, a Innsbruck, e vedo le vie piene di persone ma non sapevo perché. Sono sceso sulla strada per capire, e ho scoperto che stava per arrivare in visita il papa, Giovanni Paolo II, e sarebbe passato proprio sotto casa mia. Allora ho deciso di partecipare alla Santa Messa da lui celebrata. Durante la quale però è iniziata una lotta spirituale.
Ero tormentato da una domanda: “Davvero Gesù è presente nell’Eucaristia o questo è solo un pane. Io avevo deciso in quel momento: “Sì, quello è Gesù!”. Da quella volta non ho più mancato la Messa della domenica. E provavo una grande gioia.
Poi è nato nel mio cuore il desiderio di andare a Medjugorje, ed è accaduto proprio nel trentesimo giorno in cui recitavo una preghiera per consacrarmi alla Madonna. E mi sono consacrato in chiesa, nel momento dell’apparizione. Questo è accaduto mentre c’era la guerra, era il 1993, ed era durante il Festival dei giovani.
Passato qualche anno ritorna a Medjugorje
“Ero diventato nel frattempo medico, e dopo tempo mi sono recato per un periodo a Medjugorje, presso la Comunità delle Beatitudini. Era il 24 novembre del 2000 che cadeva di venerdì. Pioveva. Il tempo era bruttissimo. Mi sono chiesto se andare o meno a fare la Via Crucis, perché quando piove sopra è molto scivoloso e non è facile salire Finalmente, dentro di me, mi sono convinto e ho detto: “Vado lassù a pregare questa Via Crucis”.
A quell’epoca, io non sapevo, cioè non pensavo nemmeno alla vocazione, pensavo di sposarmi, creare una famiglia. Mi sono incamminato per fare la Via Crucis. Padre Slavko era qualche stazione davanti a me con una ventina di persone della parrocchia. Io pensavo: “Ma guarda: tu pensi di andare o non andare a fare la Via Crucis, e padre Slavko quasi ogni giorno va su una di queste due colline”.
Gli ultimi istanti di vita d padre Slavko
E quando mi sono trovato alla tredicesima stazione, la gente correva. Io pensavo che gente fosse impazzita perché era pericoloso, scivoloso. Poi ho visto che padre Slavko era disteso su una pietra. Mi sono avvicinato, ho guardato e ho visto che il cuore stava soffrendo e che lui stava morendo. Abbiamo cercato di rianimarlo ma senza alcun risultato.
Allora ho urlato alla gente: “Pregate, pregate: padre Slavko sta morendo!”. In quel momento la pioggia si è fermata, ha smesso di piovere: questo è successo tra la tredicesima e quattordicesima stazione. Da lì si vede la chiesa, era illuminata dal sole e si vedeva un piccolo arcobaleno. Le nuvole erano in una posizione che il sole le illuminava da sopra. Io in quel momento sapevo che padre Slavko era in cielo.
Nel suo cappuccio francescano ho visto un melograno che poi è scomparso. Dopo abbiamo preso padre Slavko per portarlo giù. Era molto difficile perché era scivoloso. In quella occasione io ho pregato: “Padre Slavko, adesso sei nel cielo: dammi una parte del tuo spirito, fammi parte del tuo spirito”.
Sentivo che lui era già in cielo
Mentre lo portavamo giù, poiché era già morto, le sue mani andavano a sinistra e a destra. Una sua mano mi ha toccato sulla spalla di dietro, non proprio alla spalla, ma alla schiena. Io mi sono data questa spiegazione, come se padre Slavko mi dicesse: “Io ho fatto la mia Via Crucis, adesso comincia la tua”.
Poi sono sceso, sono andato in chiesa, perché avevo bisogno di pace. Per più di un’ora ho pianto senza sapere perché. Dopo ho capito che padre Slavko per me ha chiesto la grazia di non guardare solo a me stesso. In quel momento ho preso la decisione: “Io sarò sacerdote!”.
Sono entrato in convento in Austria, sono diventato sacerdote, e non c’è cosa più bella al mondo che essere sacerdote. Il sacerdote può donare Dio: chi può farlo? Io voglio ringraziare la Madonna, voglio ringraziare padre Slavko, ma soprattutto il nostro Padre Celeste. Gesù è risorto: Lui è veramente risorto!”
Simona Amabene