Medjugorje è luogo di conversione e di vocazione. Quella di don Ivan, una delle più significative. Un ex tossicodipendente divenuto sacerdote dopo un periodo nella Comunità Cenacolo.
Incatenato dalla dipendenza all’eroina nella Comunità Cenacolo e nelle parole di suor Elvira ha trovato la strada verso il sacerdozio
Un sacerdote ordinato nel 2004, racconta il percorso che lo ha portato verso Dio. Vi riportiamo la sua storia presa dal sito della Comunità Cenacolo. La Comunità Cenacolo è un’associazione che accoglie i tossicodipendente e li aiuta ad uscire dalle dipendenze.
La storia tra questo ragazzo e la droga comincia in adolescenza, quando, come molti coetanei, comincia a fumare qualche canna. Crescendo ha sperimentato la cocaina e poi l’eroina, rimanendo totalmente soggiogato da quest’ultima sostanza stupefacente.
L’abuso della sostanza è cominciato dopo i 18 anni: Ivan (questo il suo nome) si era trasferito in Germania in cerca di lavoro ed era invece entrato in un giro di spaccio di eroina. Inizialmente andava tutto secondo i suoi piani, aveva soldi, auto e donne. Questo gli bastava per non porsi il problema derivante dal consumo di droghe. Con il passare del tempo, però, il consumo di eroina lo ha ridotto sul lastrico: invece di vendere la droga se la iniettava, sono svaniti i profitti iniziali ed era costretto a vivere alla giornata. La mancanza di cibo e l’astinenza dall’eroina lo avevano debilitato e ne aveva distrutto l’aspetto.
Venuta a conoscenza delle sue condizioni, la famiglia lo obbliga a tornare in Jugoslavia. Qui viene portato prima nella comunità di recupero di Ujiane (Dalmazia) quindi in quella di Medjugorje. Nella prima compie il primo passo verso la guarigione, un giorno dice a tutti di aver mentito così tanto da non essere in grado di capire più chi è e quando dice la verità.
Ma è a Medjugorje che trova finalmente un obbiettivo di vita. Un obbiettivo che arriva grazie alle parole di suor Elvira. “Ho incontrato Madre Elvira – racconta – avevo tre mesi di Comunità e mi trovavo a Medjugorje. Parlando in cappella a noi ragazzi, all’improvviso ci ha rivolto questa domanda: ‘Chi di voi vuole diventare un ragazzo buono? Tutti attorno a me hanno alzato la mano. Vedevo la gioia nei loro occhi, sui loro volti.
Io invece ero triste, arrabbiato. Avevo già i miei progetti in testa che non avevano nulla a che fare col diventare buono. Quella notte però non riuscii a dormire. Avevo un grande peso dentro di me. Ricordo di aver pianto di nascosto nei bagni ed al mattino, durante la preghiera del rosario, ho capito di voler diventare buono anch’io”.
Negli anni della guerra in Jugoslavia, ha passato 4 anni nella sede di Livorno della Comunità Cenacolo, anni fondamentali per ritrovare serenità e ricominciare a pensare al futuro. Inizialmente pensava di studiare psicologia, un modo per comprendere i meccanismi che lo avevano indotto all’abuso di droga, ma poi si rese conto che quegli studi gli mettevano ulteriore angoscia.
Quindi decise di dedicarsi alla Teologia ed è da quelle letture che cominciò ad avvertire la chiamata: “Tutte le mie paure sparivano, mi sentivo sempre più riconoscente verso la Comunità, verso Dio per tutte le volte che mi e’ venuto incontro, per avermi strappato dalla morte e avermi risuscitato, per avermi ripulito, vestito, per avermi fatto indossare il vestito della festa”, spiega infatti il sacerdote. I volontari, gli amici ed i sacerdoti della comunità lo aiutarono a realizzare questo percorso ed oggi è lui che ricambia quel favore aiutando quei ragazzi che come lui sono vittime della droga.
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Luca Scapatello
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