Il fenomeno legato a Medjugorje non ha ancora ricevuto né l’approvazione (che potrà avvenire, qualora il caso lo necessiti, soltanto a conclusione di tale fenomeno) né una condanna ufficiale da parte della Chiesa. La Dichiarazione di Zara del 1991, (l’unica dichiarazione ufficiale attualmente riconosciuta) afferma soltanto che “sulla base delle ricerche finora compiute non si può affermare che si tratti di apparizioni o fenomeni soprannaturali” (non constat de supernaturalitate), ma neppure smentisce tale ipotesi. Il giudizio negativo dato invece del vescovo di Mostar (constat de non supernaturalitate) – come afferma la Congregazione per la Dottrina della Fede – “Deve essere considerata espressione di una convinzione personale del vescovo di Mostar (…) e rimane un suo parere personale”.
Per la valutazione delle apparizioni e dei messaggi, come dice la teologia romana, esistono tre formulazioni classiche:
In ogni caso la Chiesa, nel suo prudente magistero, ha sempre invitato alla prudenza per le rivelazioni di carattere privato. Ecco cosa dice in proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. ro 67): “Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate private, alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di migliorare o di completare la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa”.
Va ricordato che il 17 marzo 2010 la Santa Sede ha istituito, presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, una speciale commissione internazionale di inchiesta e di studio sulle apparizioni della Madonna di Medjugorje, presieduta dal cardinale Camillo Ruini e composta da 13 membri permanenti più una serie di collaboratori, tra religiosi e laici. I lavori della Commissione sono riservati e le conclusioni da essa raggiunte, in merito ai fatti in esame, sono destinate a essere sottoposte alla Congregazione per le azioni di sua competenza. La prima riunione della commissione si è tenuta il 26 marzo 2010 e nel dicembre 2012 la commissione ha terminato il suo lavoro di esame dei fenomeni di Medjugorje, passando tutta la documentazione alla Congregazione per la dottrina della fede, che ancora non si è pronunciata.
Sua Eminenza il Cardinal Dr. Franjo Kuharic, arcivescovo di Zagabria, così si è espresso: “Noi vescovi, dopo una triennale commissione di studio, accogliamo Medjugorje come luogo di pellegrinaggio e santuario. Questo vuol dire che non abbiamo nulla in contrario se qualcuno onora la Madre di Dio in una maniera che sia conforme all’insegnamento ed alla dottrina della Chiesa. Pertanto proseguiremo gli studi. La Chiesa non ha fretta” (Glas Koncila, 15 agosto 1993). Va dunque sottolineato come la Chiesa stessa abbia segnalato la parrocchia di Medjugorje come “Santuario internazionale per assistere spiritualmente e pastoralmente i pellegrini di tutto il mondo (Dichiarazione Vecenijlist, agosto 1993, DN 13, p.41), riconoscendo e promuovendo dunque il culto mariano che là si svolge”.
La chiesa della parrocchia di Medjugorje è attualmente Santuario della Regina della Pace, e tutti i frati francescani che svolgono servizio nella parrocchia di Medjugorje hanno il mandato del vescovo locale Mons. Ratko Perić e sono in possesso di tutte le funzioni canoniche per esercitare il loro servizio sacerdotale. Il santuario di Medjugorie è stato visitato ogni anno da milioni di persone. Il che ne fa, insieme a Lourdes e Fatima, il santuario mariano più visitato del mondo.
La “Dichiarazione di Zara” (1991)
La Dichiarazione di Zara è stata redatta dalla Conferenza Episcopale Jugoslava alla vigilia del decennale delle apparizioni. Non essendo stata seguita da altri pronunciamenti ufficiali di vescovi della regione a cui appartiene la diocesi di Mostar (prima jugoslavi, poi della Bosnia-Erzegovina), essa costituisce tuttora il punto di riferimento imprescindibile per un corretto discernimento dei fatti e per le conseguenti norme di comportamento dei fedeli. Da allora si registrano solo commenti e precisazioni, anche da parte vaticana, ma sempre in riferimento a quel pronunciamento autorevole. Dopo uno studio durato tre anni, la Conferenza Episcopale Jugoslava dell’epoca, riunitasi nella città dalmata di Zara, il 10 aprile 1991 rende nota una Dichiarazione ufficiale. In sintesi, nel documento si afferma: “Sulla base delle ricerche finora compiute non è possibile dichiarare che si tratti di apparizioni e di fenomeni soprannaturali”. Non si dice che non vi sono apparizioni, ma solo che non sono ancora state confermate. Queste parole sono state in realtà un compromesso tra la posizione contraria del vescovo Žanić e i buoni frutti che le apparizioni di Medjugorje producono. Rendendosi conto dell’imponenza degli eventi, i vescovi hanno deciso di dedicare attenzione allo studio della Beata Vergine Maria nella parrocchia di Medjugorje e si sono impegnati a fornire adeguate direttive liturgico pastorali. La posizione sull’assistenza spirituale da offrire ai pellegrini è un passaggio molto importante del documento, che dà vigore alla sacralità del luogo, come meta di pellegrinaggio.
L’intervista a Navarro-Valls
Sebbene il Vaticano non abbia mai detto ai cattolici che non possono recarsi a Medjugorje, ha detto ai vescovi che le loro parrocchie e le loro diocesi non possono organizzare pellegrinaggi ufficiali sul luogo in cui si verificherebbero le apparizioni della Vergine. Il portavoce Vaticano Joaquin Navarro-Valls aveva dichiarato all’agenzia di stampa, Catholic News Service: “Non si può dire alla gente di non andare fino a quando non si dimostrerà che le apparizioni sono false. Questo non è ancora stato dimostrato e dunque chiunque voglia andare può farlo”. Inoltre aveva aggiunto che: “Quando un cattolico si reca lì in buona fede ha diritto ad un’assistenza spirituale; la Chiesa dunque non impedisce ai sacerdoti di guidare i viaggi a Medjugorje in Bosnia-Erzegovina organizzati da laici, così come non vieta loro di accompagnare i gruppi di cattolici che desiderano recarsi nella Repubblica Sudafricana. Il problema rimane, invece, riguardo ai pellegrinaggi interamente organizzati dalle Parrocchie e dalle Diocesi, infatti, il problema sta nel fatto che se si organizzano dei pellegrinaggi, li si organizza con la chiesa e con il vescovo, dando in questo modo un verdetto canonico sugli avvenimenti di Medjugorje, che la Chiesa non ha ancora emesso. Questo è diverso dall’andare in gruppo sotto la guida di un sacerdote che potrebbe poi anche eseguire le confessioni”. Nella stessa intervista Navarro-Valls ha aggiunto: “La Chiesa o il Vaticano hanno detto ‘no’ a Medjugorje?”. “No”.
La Congregazione per la Dottrina della Fede (1998)
In una lettera alla rivista francese Famille Chretienne il vescovo di Mostar Ratko Perić afferma: “La mia convinzione e la mia posizione è non soltanto non constat de supernaturalitate, ma anche constat de non supernaturalitate in merito alle apparizioni e rivelazioni di Medjugorje.
A questo punto, in seguito ad una richiesta di chiarimento, la Congregazione della Dottrina della Fede in una lettera a mons. Gilbert Aubry, vescovo di La Rèunion, ha fatto con chiarezza il punto su Medjugorje. Il vescovo l’ha ricevuta il 24 giugno 1998 e l’ha resa al clero e ai religiosi della sua diocesi il 25 giugno perché vengano a conoscenza dell’ultima posizione di Roma e, se necessario farla conoscere anche ai fedeli (lettera circolare n. C003).
Ecco il testo integrale della lettera, firmata dal segretario della Congregazione, monsignor Tarcisio Bertone:
A Sua Eccellenza monsignor Gilbert Aubry, vescovo di Saint-Denis de la Réunion
Eccellenza,
con la lettera del 1° gennaio 1998 voi sottoponete a questo dicastero diverse questioni concernenti la posizione della Santa Sede e del vescovo di Mostar, in riferimento alle cosiddette “apparizioni” di Medjugorje, ai pellegrinaggi privati o alla cura pastorale dei fedeli che si recano in quel luogo. Al riguardo, considerando impossibile rispondere a ciascuna delle domande fatte da vostra Eccellenza, tengo anzitutto a precisare che non è norma della Santa Sede assumere, in prima istanza, una posizione propria diretta su supposti fenomeni soprannaturali.
Questo dicastero, per ciò che concerne la credibilità delle “apparizioni” in questione, si attiene semplicemente a ciò che è stato stabilito dai vescovi della ex-Jugoslavia nella Dichiarazione di Zara del 10 aprile 1991: “Sulla base delle indagini finora condotto, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni soprannaturali”. Dopo la divisione della Jugoslavia in diverse nazioni indipendenti, spetterebbe ora ai membri della Conferenza episcopale della Bosnia Erzegovina riprendere eventualmente in esame la questione ed emettere, se il caso lo richiede, nuove dichiarazioni.
Quello che monsignor Perić ha affermato in una lettera al segretario generale di Famille Chrétienne, cioè che “la mia convinzione e posizione non è solo ‘non consta’ della soprannaturalità, ma ugualmente quella di ‘consta’ della non soprannaturalità delle apparizioni o rivelazioni di Medjugorje”, deve essere considerata espressione di una convinzione personale del vescovo di Mostar il quale, in quanto ordinario del luogo, ha tutti i diritti di esprimere ciò che è e rimane un suo parere personale.
Infine, per quanto concerne i pellegrinaggi a Medjugorje che si svolgono in maniera privata, questa Congregazione ritiene che sono permessi, a condizione che non siano considerati come una autenticazione degli avvenimenti in corso e che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa.
Monsignor Tarcisio Bertone (Segretario della Congregazione per la dottrina della fede). Da questa lettera si deducono una serie di conseguenze importanti, riassumibili in quattro punti:
Le dichiarazioni del vescovo di Mostar riflettono solo la sua opinione personale. Di conseguenza esse non sono un giudizio definitivo e ufficiale della Chiesa.
Il commento del card. Schönborn
La lettera dell’arcivescovo Bertone al vescovo di Le Reunion, chiarisce a sufficienza quella che è sempre stata la posizione ufficiale della gerarchia in questi ultimi anni riguardo a Medjugorje: e cioè, che essa, come si sa, lascia la questione irrisolta. Il carattere soprannaturale non è stabilito.
Tali furono le parole usate dalla conferenza dei vescovi della Yugoslavia a Zandar nel 1991.
Questa espressione, come noto, lascia il problema in sospeso. Non viene detto che il carattere soprannaturale è, in sostanza, riconosciuto; d’altra parte, non viene negato, né ritenuto poco credibile, che il fenomeno possa essere di carattere soprannaturale. Ovviamente, il magistero della Chiesa, non si dichiara in maniera definitiva se i fenomeni, apparizioni o altri tipi di manifestazioni, sono ancora in corso di attuazione. Tuttavia, è compito dei pastori incoraggiare ciò che sta nascendo, sostenere i frutti che stanno maturando, proteggerli, se necessario, dai pericoli che sempre e dovunque è possibile trovare. È anche necessario, a Lourdes, assicurarsi che il dono autentico di Lourdes non venga soffocato da sviluppi inopportuni. Neanche Medjugorje è invulnerabile. Ecco perché è, e sarà davvero importante, che i vescovi, anche pubblicamente, prendano sotto la loro protezione il pronunciamento pastorale di Medjugorje così che gli evidenti frutti che in tal luogo si verificano, possano essere protetti da un tipo di sviluppo improprio. Io credo che le parole di Maria a Cana: “Fate quello che Egli vi dirà”, riassumano l’essenza di ciò che Ella ci dice attraverso i secoli. Maria ci aiuta ad ascoltare Gesù; Ella desidera con tutto il suo Cuore e con tutta la sua forza che noi facciamo ciò che Egli ci dice di fare. Questo è ciò che io mi auguro per tutti i gruppi di preghiera che si sono formati grazie a Medjugorje; questo è ciò che io auspico per la nostra diocesi e per tutta la Chiesa. Personalmente, non sono ancora mai stato a Medjugorje; ma in un certo senso, posso dire di esserci stato attraverso le persone che conosco, o coloro che ho incontrato, che sono stati a Medjugorje. E, nelle vite di costoro, io vedo dei buoni frutti. Sarei un bugiardo se negassi l’esistenza di questi frutti. Tali frutti sono tangibili, evidenti. E nella nostra diocesi, come in molti altri posti, posso constatare grazie di conversione, grazie di vita o di fede soprannaturale, di vocazioni, di guarigioni, di riscoperta dei Sacramenti, di confessioni. Tali fatti non possono indurre in errore. Per questo motivo, dico che tali frutti mi permettono, come vescovo, di esprimere un giudizio morale. E se, come Gesù ha detto, dobbiamo giudicare un albero dai suoi frutti, mi sento obbligato a dire che quest’albero è buono.
† Card. Christoph Schonborn, arcivescovo di Vienna
Sintesi finale
In conclusione, dieci anni dopo la dichiarazione di Zara, si può affermare: La dichiarazione di Zara è e rimane l’unica dichiarazione ufficiale della Chiesa sugli avvenimenti di Medjugorje. Tutte le successive dichiarazioni della Santa Sede fanno riferimento alla suddetta Dichiarazione. La posizione del Vescovo di Mostar, monsignor Ratko Perić deve essere considerata un’opinione personale. Il giudizio definitivo sulla soprannaturalità delle apparizioni e delle rivelazioni è ancora aperto. Gli avvenimenti sono ancora in corso e richiedono un approfondimento da parte della Chiesa. Le direttive “liturgico-pastorali” previste dalla Dichiarazione di Zara non sono state ancora formalizzate. La prevista commissione di ricerca sugli avvenimenti di Medjugorje è stata appena costituita. I pellegrinaggi a Medjugorje sono consentiti a condizione che non siano considerati come un riconoscimento di avvenimenti che sono ancora in corso e che richiedono un approfondimento da parte della Chiesa. La Chiesa non vieta ai sacerdoti di accompagnarli.
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