La veggente di Medjugorje Vicka spiega in un’intervista qual è il segreto per ottenere la pace interiore utile a percepire la preghiera.
Al suo interlocutore spiega come la pace di cui siamo disperatamente bisognosi viene da sola, continuando a pregare con intenzione.
Ci sono giorni in cui sembra che nulla possa andare al suo posto, che c’è un progetto incomprensibile che grava sul nostro destino e mina la nostra serenità. In quei giorni, periodi, anni è difficile riuscire a mantenere un equilibrio interiore, una pace del cuore. Questo grava anche sulla nostra capacità di pregare, poiché senza quell’equilibrio non riusciamo a condividere con Dio la purezza della nostra richiesta.
Lo ha spiegato con parole pregne di significato la veggente di Medjugorje, Vicka, spiegando ad un intervistatore come non si possano ottenere grazie senza prima aver raggiunto quello stato di pace del cuore. Con più precisione la veggente ha detto: “La Madonna ripete tante volte che dobbiamo pregare per la pace nel mondo. Ma se non c’è pace nel nostro cuore, questa preghiera non può essere ascoltata“. Come fare allora ad ottenere quella pace interiore? Come riuscirci soprattutto in un periodo in cui i vari problemi della vita non ci consentono di essere tranquilli?
Il primo pensiero che ognuno di noi fa a riguardo è che basterebbe chiedere a Gesù di ricevere il dono della serenità. Ma Vicka spiega che non si tratta di un effetto domanda risposta, piuttosto di un processo personale che comporta al singolo uno sforzo. Quando le viene chiesto come si può ottenere la serenità, questa infatti risponde: “Noi tutti abbiamo qualcosa dentro che ci disturba o altro. Bisogna pregare con molta volontà e dire: Gesù io ti amo e voglio che tu distacchi tutto questo dal mio cuore”.
Vi starete chiedendo qual è la differenza ed è presto detto: “Non posso dire solo: io voglio pace dentro il cuore e non fare nulla affinché avvenga; così non arriva mai. Non bisogna pregare per questo dono, ma quando tu hai questa voglia di pregare arriva da solo“. Il consiglio, dunque, è quello di non perdere la speranza né la voglia di colloquiare con Dio. Proprio attraverso il colloquio costante con il Signore si potrà recuperare o acquisire quella pace di cui tutti abbiamo bisogno.
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Luca Scapatello
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