Il dolore accomuna le persone, lo sappiamo fin troppo bene, perché solo chi lo prova può comprendere quello degli altri.
Anche la duchessa del Sussex, Meghan Markle, moglie del principe Harry, ha vissuto l’orrenda esperienza di un aborto spontaneo. Proprio lei ha raccontato la brutta vicenda, con la speranza di riuscire a stare accanto -almeno virtualmente- ad altre donne che si trovano nella stessa sua condizione. “Sapevo, mentre stringevo il mio primogenito, che stavo perdendo il secondo”. Il fatto risale a Luglio.
“Perdere un figlio significa portare un dolore quasi insopportabile, vissuto da molti, ma di cui parlano in pochi”. “Era una mattina di Luglio che iniziava normalmente, come qualsiasi altro giorno … Prepara la colazione. Dai da mangiare ai cani. Prendi le vitamine. Trova quel calzino mancante. Raccogli il pastello canaglia che è rotolato sotto il tavolo. Raccogli i capelli in una coda di cavallo prima di prendere tuo figlio dalla sua culla. Dopo aver cambiato il pannolino, ho sentito un forte crampo. Mi sono lasciata cadere a terra con lui tra le braccia, canticchiando una ninna nanna per tenerci calmi, la melodia allegra in netto contrasto con la mia sensazione che qualcosa non andasse bene.
Sapevo, mentre stringevo il mio primogenito, che stavo perdendo il secondo. Ore dopo, giacevo in un letto d’ospedale, tenendo la mano di mio marito. Sentivo l’umidità del suo palmo e gli ho baciato le nocche, bagnate da entrambe le nostre lacrime. Mentre fissavo le fredde pareti bianche, i miei occhi erano vitrei. Ho provato a immaginare come saremmo guariti”.
L’aborto, l’esperienza più devastante per dei genitori
Quella raccontata da Meghan Markle è un’esperienza difficile da condividere, poiché, dopo un aborto spontaneo e inevitabile, non basta “guarire nel corpo”, bisogna “guarire anche nell’anima”. E questa guarigione riguarda anche il papà e le altre persone coinvolte nell’attesa del piccolo, che non arriverà più.
“Seduta in un letto d’ospedale, guardando il cuore di mio marito che si spezzava, mentre cercava di trattenere i miei pezzi in frantumi, ho capito che l’unico modo per iniziare a guarire è prima chiedere: “Stai bene?”.”.
Un modo questo per darsi forza, un modo per dare forza all’altro. Un modo, soprattutto, per dire all’altro che può aprirsi e tirare fuori tutto il dolore che ha, perché possiamo comprenderlo e dividerlo.
Antonella Sanicanti