Una grande folla si è radunata stamattina a piazza San Pietro. Una presenza oceanica che riporta all’epoca prepandemica.
Ancora un po’ debilitato dopo il suo ricovero dei giorni scorsi al Gemelli, papa Francesco ha concelebrato la messa sul sagrato della basilica, presieduta dal cardinale decano Giovanni Battista Re.
Cristo risorto: non illusione ma realtà
In seguito, per il consueto Urbi et Orbi pasquale, Bergoglio ha pronunciato un messaggio nel segno della consolazione. “Sia per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, in particolare per gli ammalati e per i poveri, per gli anziani e per chi sta attraversando momenti di prova e di fatica, un passaggio dalla tribolazione alla consolazione”, ha detto il Santo Padre nell’augurare Buona Pasqua ai fedeli di tutto il mondo.
La Resurrezione di Cristo, ha aggiunto, coincide con “per pura grazia, il giorno più importante e bello della storia”. La Resurrezione ci trasmette il messaggio che “la speranza non è un’illusione, è verità!”.
La corsa che Pietro e Giovanni fanno verso il sepolcro ormai vuoto cambia ogni prospettiva e ritmo nella vita: “A Pasqua, insomma, il cammino accelera e diventa corsa, perché l’umanità vede la meta del suo percorso, il senso del suo destino, Gesù Cristo, ed è chiamata ad affrettarsi incontro a Lui, speranza del mondo”.
Da qui l’esortazione: “Affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le Nazioni. Lasciamoci sorprendere dal lieto annuncio della Pasqua, dalla luce che illumina le tenebre e le oscurità in cui troppe volte il mondo si trova avvolto. Affrettiamoci a superare i conflitti e le divisioni e ad aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternità”.
Russia e Ucraina nel cuore del Vescovo di Roma
Il Pontefice ha quindi aggiunto: “Gioiamo per i segni concreti di speranza che ci giungono da tanti Paesi, a partire da quelli che offrono assistenza e accoglienza a quanti fuggono dalla guerra e dalla povertà. Lungo il cammino ci sono però ancora tante pietre di inciampo, che rendono arduo e affannoso il nostro affrettarci verso il Risorto”.
Di seguito gli auspici per le nazioni più tormentate: “Aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo. Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra e fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie”.
L’augurio è per la pace nei Paesi che ancora la attendono, come la Siria, colpita dal terremoto assieme alla Turchia, citata anch’essa dal Papa. “Preghiamo per quanti hanno perso familiari e amici – ha detto – e sono rimasti senza casa: possano ricevere conforto da Dio e aiuto dalla famiglia delle nazioni”.
A Dio, Francesco ha affidato “la città di Gerusalemme, prima testimone della tua Risurrezione”, manifestando “viva preoccupazione per gli attacchi di questi ultimi giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per riprendere il dialogo tra Israeliani e Palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e in tutta la Regione”.
Per gli oppressi a causa della fede cristiana
Altri Paesi menzionati: “il Libano, ancora in cerca di stabilità e unità” e la Tunisia, con particolare riguardo ai “giovani” e a “coloro che soffrono a causa dei problemi sociali ed economici, affinché non perdano la speranza e collaborino a costruire un futuro di pace e di fraternità”.
E ancora: Haiti, Etiopia, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo, dove si attendono sviluppi ai “processi di pace e riconciliazione intrapresi”. Eritrea, Nicaragua, dove quest’anno le comunità cristiane “celebrano la Pasqua in circostanze particolari”, ha ricordato il Santo Padre con un pensiero particolare per “tutti coloro a cui è impedito di professare liberamente pubblicamente la propria fede”.
La preghiera del Pontefice è andata alle “vittime del terrorismo internazionale, specialmente in Burkina Faso, Mali, Mozambico e Nigeria”; al Myanmar ha augurato di “percorrere vie di pace e illumina i cuori dei responsabili perché i martoriati Rohingya trovino giustizia”.
“Conforta i rifugiati, i deportati, i prigionieri politici e i migranti, specialmente i più vulnerabili, nonché tutti coloro che soffrono la fame, la povertà e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù”, ha proseguito il Papa nella sua preghiera.
“Ispira, Signore – ha concluso – i responsabili delle nazioni, perché nessun uomo o donna sia discriminato e calpestato nella sua dignità; perché nel pieno rispetto dei diritti umani e della democrazia si risanino queste piaghe sociali, si cerchi sempre e solo il bene comune dei cittadini, si garantisca la sicurezza e le condizioni necessarie per il dialogo e la convivenza pacifica”.