Messaggio Urbi et Orbi, papa Francesco: “Pasqua è la festa della vita”

Una Pasqua di Resurrezione che segna anche un passo importante per papa Francesco, riapparso per la prima volta dopo due mesi in piazza San Pietro, avvicinandosi ai fedeli in un imprevisto giro in papamobile.

Il tradizionale messaggio Urbi et Orbi dalla loggia centrale della basilica vaticana ha visto la presenza del Santo Padre, visibilmente sofferente e ormai costantemente in sedia a rotelle. La lettura del messaggio è stata affidata al maestro di cerimonie della Santa Sede, monsignor Diego Ravelli.

Papa Francesco - Messaggio Urbi et Orbi 2025
Screenshot YouTube K-TV Katholischer Fernsehen – lalucedimaria.ot

Pasqua: un annuncio inaudito

Dal sepolcro vuoto di Gerusalemme giunge fino a noi l’annuncio inaudito: Gesù, il crocifisso non è qui, è risorto, non è nella tomba, è il Vivente“, ha esordito il Papa nel suo messaggio. “L’amore ha vinto l’odio, la luce ha vinto le tenebre, la verità ha vinto la menzogna, il perdono ha vinto la vendetta. Il male non è scomparso dalla nostra storia. Rimarrà fino alla fine, ma non ha più il dominio. non ha più potere su chi accoglie la grazia di questo giorno“.

Ai fedeli che sono “nel dolore e nell’angoscia“, il Papa ricorda: “Il vostro grido silenzioso è stato ascoltato, le vostre lacrime sono state raccolte. Nemmeno una è andata perduta nella passione e nella morte di Gesù. Dio ha preso su di sé tutto il male del mondo e con la sua infinita misericordia l’ha sconfitto. Ha sradicato l’orgoglio diabolico che avvelena il cuore dell’uomo e semina ovunque violenza e corruzione“.

La speranza nel Risorto, ha aggiunto il Pontefice, “non è una speranza evasiva, ma impegnativa. Non è alienante, ma responsabilizzante“. Coloro che si rimettono nelle mani di Gesù risorto diventano “pellegrini di speranza, testimoni della vittoria, dell’amore, della potenza disarmata della vita“.

Sconfiggere la “volontà di morte”

La Pasqua è la festa della vita“, ha sottolineano Francesco. “Dio ci ha creati per la vita e vuole che l’umanità risorga ai suoi occhi. Ogni vita è preziosa: quella del bambino nel grembo di sua madre, come quella dell’anziano o del malato, considerati in un numero crescente di Paesi come persone da scartare“.

Il messaggio Urbi et Orbi stigmatizza la “volontà di morte” che si riscontra “ogni giorno nei tanti conflitti che interessano diverse parti del mondo“. Dal Papa arrivano anche parole di condanna per la “violenza” che “vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne o dei bambini, quanto disprezzo si nutre a volte verso i più deboli, gli emarginati, i migranti“.

In questo giorno“, aggiunge il Santo Padre, “vorrei che tornassimo a sperare e ad avere fiducia negli altri, anche in chi non ci è vicino o proviene da terre lontane, con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi da quelli a noi più familiari, poiché siamo tutti figli di Dio“.

Preoccupazione per la sorte dei cristiani nel mondo

Sono seguite le consuete esortazioni per la pace nelle aree in conflitto in tutto il mondo. In primo luogo, il Pontefice ha espresso vicinanza alle “sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele, così come tutto il popolo israeliano e a tutto il popolo palestinese. Preoccupa“, ha rimarcato, “il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo“.

Al contempo, il pensiero di Bergoglio va “alla popolazione e in modo particolare alla comunità cristiana di Gaza, dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria“. Ai belligeranti, ha rivolto il suo appello: “Cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi, si presti aiuto alla gente che ha fame e aspira ad un futuro di pace“.

Ulteriori appelli sono giunti per il Libano, per la Siria, per lo Yemen e per tutto l'”amato Medio Oriente“. Poi la rinnovata preghiera per la “martoriata Ucraina” e l’auspicio dell’attuazione di un “definitivo accordo di pace tra l’Armenia e l’Azerbaigian“.

Un pensiero, quindi, per le aree conflittuali del continente africano, in particolare a Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Sud Sudan, Sahel, Corno d’Africa, alla regione dei Grandi Laghi, “come pure i cristiani che in molti luoghi non possono professare liberamente la loro fede“.

Non c’è pace senza libertà religiosa

Nessuna pace“, ha sottolineato il Santo Padre, “è possibile dove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo. L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo“.

L’annuncio del cessate il fuoco da parte di vari attori nel Paese è un segno di speranza per tutto il Myanmar“, ha detto Francesco, prima di concludere il messaggio con queste parole: “Nella Pasqua del Signore la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Ma il Signore ora vive per sempre e ci infonde la certezza che anche noi siamo chiamati a partecipare alla vita che non conosce. tramonto in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte. Affidiamoci a Lui che solo può far nuove tutte le cose“.

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