“Non mi scandalizza che la Chiesa segua le disposizioni del governo, quello che invece trovo che manchi è ciò che la Chiesa ha sempre fatto durante le pestilenze: mobilitare le sue truppe come tanti fra Cristoforo”.
Lo ha affermato lo scrittore cattolico Vittorio Messori in un’intervista al quotidiano online La Nuova Bussola Quotidiana.
Messori, autore del best seller internazionale “Ipotesi su Gesù”, ha perciò scelto la metafora del personaggio manzoniano di Fra Cristoforo per lanciare un appello alla Chiesa e ai nostri sacerdoti.
Lo ha fatto pensando al simbolo di una Chiesa che non si tira indietro, anche nel bel mezzo delle pestilenze, come anche chiesto da Papa Francesco in una delle omelie pronunciate durante la Messa mattutina a Santa Marta.
Fra Cristoforo, spiega Messori nell’intervista, “ha mandato i suoi uomini in mezzo agli appestati, per cercare di aiutarli, assistere durante la morte, confessarli per l’ultima volta. Certo, si può dire che i tempi sono cambiati, che non è più tempo dei fra Cristoforo, ma resta il fatto che sempre nella storia quando esplodevano queste epidemie il clero era mobilitato e molti di loro morivano. Non era una sfida a Dio, ma la consapevolezza di una missione”.
Messori infatti ha spiegato che la Chiesa, all’epoca e allo stesso anche oggi, si distingue per il ruolo di testimonianza capace di ricoprire nel mondo. Che si sporca cioè le mani per allievare le sofferenze di quanto sono duramente colpiti dalle sventure della vita.
“Ciò non toglie che molti preti vivano così oggi, diverse decine sono anche morti anche se non sappiamo in che modo, ma certi atti di eroismo sono piuttosto iniziative personali del clero, non c’è una sorta di appello alle armi”, ha affermato lo scrittore.
Sul tema della sospensione delle Messe che la Chiesa ha proclamato in accordo con il Governo italiano, per fronteggiare l’emergenza sanitaria dovuta dal Coronavirus, Messori ha affermato: “Non dimentichiamo che san Paolo dice di obbedire alle autorità purché siano legittime e quando i loro ordini non siano contro la fede”. Perciò quello di “obbedire alle autorità legittime è un dovere per noi”, ha detto Messori.
“Ciò non toglie però che proprio in rispetto delle indicazioni del governo, in molti casi le Messe si possano celebrare con il popolo tenendo conto di tutte le misure di sicurezza che devono essere assicurate”, ha detto Messori. Ricordando che ci sono chiese con ampi sagrati e con amplificatori che permettono di celebrare con le porte aperte.
Tuttavia, per quanto riguarda la chiusura del Santuario di Lourdes Messori non si è detto rammaricato. Dare la possibilità di fare pellegrinaggi quando c’è un pericoloso virus in agguato potrebbe infatti essere sinonimo di incoscienza.
E “suona un po’ come una sfida a Dio. Non possiamo pretendere di essere diversi e non ammalarci soltanto perché andiamo a Lourdes, non possiamo giocare con la vita della gente. Dobbiamo anche pensare che non c’è solo il santuario, ma c’è il viaggio in gruppo, gli alberghi dove si alloggia insieme. A volte certi estremismi mi sembrano dannosi”.
Giovanni Bernardi
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