Una donna che è vissuta nella santità sin da quando è nata. I suoi genitori sono stati proclamati i primi sposi Beati e oggi la Chiesa li festeggia. Lei, di recente, è diventata Venerabile. Quando l’amore di Dio si trasmette dai genitori ai figli e dà i suoi frutti.
Lei è Enrichetta Beltrame Quattrocchi, figlia della prima coppia di coniugi che la Chiesa ha innalzato agli onori degli Altari.
Una vita trascorsa nella fede e all’ombra dei suoi genitori che le hanno tramandato ed insegnato il vero amore verso Dio e verso i poveri. Enrichetta Beltrame Quattrocchi è stata, qualche mese fa, proclamata Venerabile da Papa Francesco.
A Napoli, nella Cattedrale, sono state lette le parole del Santo Padre da parte di Padre Massimiliano Noviello, postulatore della Causa di Beatificazione: “La sua vita quotidiana era imbevuta di fede cristiana, esercitò maternità spirituale e raccolse l’eredità dei suoi genitori fino ad essere definita la santa della porta accanto”.
Il decreto di promulgazione delle virtù eroiche di Enrichetta è stato letto a Napoli, ma sarà anche letto a Roma il prossimo 31 ottobre e, poi, a Pompei, il 7 novembre. Una donna che ha dedicato la sua intera vita ai poveri, tanto da consacrarsi come laica a Dio. “Enrichetta ha orientato a Dio tutto quello che faceva e ricercava la volontà di Dio in ogni più piccola cosa e questo santifica la vita” – ha spiegato Padre Noviello, in un’intervista a Famiglia Cristiana.
Un particolare soprannome lei stessa si era attribuita: il “mestolino di Dio”. E, come il sacerdote postulatore ha spiegato, “era una donna inzuppata di Vangelo”. Una donna che molto spesso si recava a Napoli, dove presiedeva anche incontri di formazione e di testimonianza ai seminaristi.
Lei, ultima di quattro figli, ha visto nella sua famiglia, ed in particolare nei suoi genitori, crescere quell’amore di Dio al di là di ogni confine. Per questo, ha scelto di vivere pregando e meditando la Parola di Dio, donandosi a coloro che erano meno fortunati di lei.
Ma perché proprio “il mestolino”? “[…] Proprio l’utensile che serve qualcosa da mangiare […] Il simbolo del mestolino è descritto come un grembo il cui centro è l’Eucarestia da cui il cuore di Enrichetta attingeva quella fiamma viva che diventata calore e tenerezza nelle periferie esistenziali di tutti coloro che incontrava. Il suo cuore infatti era spalancato agli altri” – continua padre Massimiliano.
La sua vita è stata segnata sin dall’inizio. Quando era incinta di lei, sua madre ebbe una grave emorragia e, alla stessa, fu consigliata l’interruzione di gravidanza: “Con fede eroica e abbandono in Dio opposero un No categorico all’aborto è così Luigi che si occupò dei figli mentre la moglie Maria soffriva e portò a termine la gravidanza riuscendo a far nascere la bambina il 6 aprile 1914, un lunedì santo” – racconta il postulatore.
Il faro della sua vita sono stati proprio i suoi genitori, Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. Sono loro la prima coppia di sposi proclamata Beati dalla Chiesa. I due si sposano nella Cappella Corsini nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, e la loro fede si ravviva ogni giorno di più, in particolare quella di Luigi.
Vanno a Messa tutte le mattine e la loro giornata è contrassegnata da momenti di preghiera in comune, come il Rosario serale.
Lui, amico di Don Sturzo e di De Gasperi, testimonia la sua fede nel laico ambiente di lavoro. Lei, scrittrice di libri educativi, è crocerossina durante la guerra, inoltre realizza come catechista corsi per fidanzati, una novità per l’epoca.
Ciò che colpisce di questa famiglia è come Dio l’abbia scelta per un suo disegno. Infatti, i primi tre figli della coppia, abbracciano tutti la vita consacrata, mentre l’ultima, Enrichetta, decide di servire Dio da laica.
Luigi muore a Roma il 9 novembre 1951, Maria gli sopravvive per 14 anni, e stempera il dolore rifugiandosi nella scrittura. Il 26 agosto 1965 anche Maria muore, poco dopo aver recitato l’Angelus insieme ai figli nella loro casa di Serravalle in provincia di Arezzo.
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I coniugi sono stati proclamati Beati nel 2001 da papa Giovanni Paolo II. Il 28 ottobre 2001 i corpi dei coniugi vengono trasferiti nella loro cripta presente nel Santuario della Madonna del Divino Amore a Roma.
Il miracolo che ha consentito la loro beatificazione riguarda Gilberto Grossi, colpito da una malattia invalidante fino dall’età di dieci anni. Fra l’incredulità dei medici, nonostante la malattia rimanga in tutta la sua gravità, conosce una completa remissione dei sintomi, grazie all’intercessione dei Beati, e può realizzare il suo sogno: diviene neurochirurgo, si sposa e conduce una vita normale.
La beatificazione dei coniugi nella memoria liturgica viene ricordata il 25 novembre, giorno del loro matrimonio.
Fonte: famigliacristiana
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