La vita di Michael Bublé è radicalmente cambiata da quando ha dovuto assistere al figlio, di soli 3 anni, malato di un cancro al fegato: “In quel momento mi sono reso conto di quanto fossi stato stupido a preoccuparmi di cose che non erano importanti. Ero imbarazzato dal mio ego. Allora ho deciso che non avrei mai più letto il mio nome sulla stampa, mai più letto una recensione. Mai più usato i social media. E non l’ho più fatto”.
E la decisione che ne è conseguita lo ha portato a rinunciare alla fama, per occuparsi della sua famiglia e di nient’altro.
Così, il 16 Novembre uscirà “Love”, il suo ultimo album, quello che sancirà il ritiro ufficiale dal mondo della musica.
“In una situazione del genere vuoi soltanto morire. Non sapevo neanche se stessi respirando o meno”. “Per mia moglie era lo stesso e anche se tra i due ero il più forte, non ero forte”.
Per superare quel terribile momento, in qualche modo, e per non far capire al bambino quanto fosse grave la sua condizione, Michael Bublé dice di essersi ispirato al film di Benigni “La vita è bella”: “Il film era ambientato in un campo di concentramento e il personaggio di Benigni, Guido, e suo figlio riuscivano a sopportare quella situazione solo scherzando su tutto.
Non so se è stata una scelta, ma è stato quello che ho fatto. Innanzitutto non ho mai nominato l’ospedale, perché lo chiamavo hotel del divertimento. E con le lenzuola pulite che ci davano ogni giorno, costruivo una tenda per Noah. È stato un esercizio difficile. E mi fa ancora male parlarne”.
Grato a Dio per la guarigione del figlio e a tutte le persone che hanno pregato per lui, rende loro omaggio con il suo ultimo album: “Per prima cosa sentivo un debito di gratitudine nei confronti di tutte le persone che hanno pregato per noi. Gesti che mi hanno dato fiducia nell’umanità”.
Antonella Sanicanti
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