Michel Houellebecq asserisce che Vincent Lambert è stato ucciso perché costava troppo allo Stato.
E’ importante la posizione del notissimo scrittore, poeta, regista e sceneggiatore francese sulla tragica vicenda di Vincent Lambert, con un approccio non confessionale. Lo sottolineo perché in molti hanno accusato i genitori di Vincent, di essere dei fanatici religiosi e insieme a loro tutti quelli che li hanno sostenuti nella lotta per la vita del loro figlio. Come se essere cattolici fosse un limite, una colpa per non avere accettato che il loro figlio venisse ucciso nel modo peggiore, privato di acqua e di cibo per giorni.
“L’ospedale – afferma – Michel Houellebecq – aveva altre cose a cui pensare che mantenere in vita degli handicappati. L’ospedale pubblico è sovraccaricato, se cominciano a esserci troppi Vincent Lambert questo fatto costa un sacco di soldi. (Houellebecq usa l’espressione “pognon de dingue”, espressione popolare che significa “molto denaro” usata una volta in modo sprezzante da Emmanuel Macron a proposito degli aiuti sociali, cosa che scatenò molte polemiche).
Vincent Lambert dopo quasi 11 anni è morto l’11 luglio scorso, dopo nove lunghi giorni di agonia atroce, imposta dai medici con l’autorizzazione dei giudici, senza né poter mangiare né bere. E lo scrittore aggiunge ancora:”Ho la netta e sgradevole impressione che Vincent Lambert sia vittima di una mediatizzazione eccessiva che lo ha fatto diventare suo malgrado, un simbolo del dibattito sul fine vita”.
Michel Houellebecq se la prende particolarmente col ministro della Salute, Agnès Buzyn, che accusa di aver voluto “aprire una breccia” per “fare evolvere le mentalità” e favorire l’onda dell’eutanasia. “E di fatto, una spaccatura si è aperta in tutti i casi ma per le mentalità ho dei dubbi. Nessuno ha voglia di morire, nessuno ha voglia di soffrire. Cosi`sono le mentalità, mi sembra da millenni.
Vincent non era in preda a delle sofferenze insostenibili – prosegue Michel – non era in preda a nessuna sofferenza. Non era nemmeno in fin di vita. Lui viveva in uno stato mentale particolare di cui sarebbe più onesto dire che non sappiamo nulla. Aggiunge lo scrittore anche “non era in stato di comunicare con chi lo circondava o pocchisimo (non c’è niente di originale: succede per ognuno di noi quasi ogni notte). Questo stato (cosa più rara) sembrava irreversibile. Scrivo ‘sembrava’ perchè ho incontrato tanti medici, per me o per altri, mai, in nessun momento, un medico mi ha affermato che era certo al 100% di cosa poteva succedere”.
Simona Amabene
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