Il microfono ad archetto per sacerdote che celebra la Messa: sì o no?

Non è raro vedere oggi, in molte parrocchie, specie durante la Messa domenicale o gli incontri con i ragazzi, i sacerdoti abbandonare il classico “microfono gelato” e lasciare spazio a strumenti più piccoli e tecnologici.

Uomo con microfono ad archetto
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La tecnologia sta entrando sempre di più nelle nostre parrocchie e in quelle che sono le quotidiane attività liturgiche. Ma davvero piacciono a tutti queste piccole innovazioni? O c’è qualcuno che, storce il naso?

Il mondo della tecnologia sta invadendo anche quei settori che, prima nessuno mai avrebbe pensato di toccare, data la loro sacralità e il loro esser “così impostati”. Eppure sta succedendo: la tecnologia sta entrando in chiesa, negli incontri parrocchiali e, non in ultimo, anche nelle celebrazioni eucaristiche.

Abbiamo avuto modo di vederlo durante il periodo della pandemia da Covid dove sono stati in molto i sacerdoti che si sono industriati ed hanno trasmesso, su canali social, le celebrazioni data la non possibilità da parte dei fedeli di partecipare fisicamente alla Messa. O anche le suore che, per la prima volta, si sono trovate a dialogare con i fedeli attraverso i social, arrivando a scoprire e a conoscere un mondo che, fino a qualche anno fa, mai avrebbero pensato di percorrere.

Il microfono ad archetto sì o no?

O ancora, la scelta da parte di alcuni sacerdoti di portare la tecnologia anche nelle loro parrocchie. Un elemento di estrema importanza, quale il microfono che, da quello d’appoggio sull’altare o sull’ambone dove si proclama la Parola di Dio, sta diventando sempre più piccolo fino ad arrivare ad esser “un archetto” o addirittura “una pulce”, proprio come si vede anche in tv.

Ma da tutti sono accettati questi cambiamenti oppure c’è chi storce il naso? Un fedele ha posto una domanda ad un sacerdote: “Che dire del microfono ad archetto per presbiteri che presiedono i riti liturgici? In Tv lo usano per eventi che valgono meno di una Messa”.

La risposta del teologo

La risposta del teologo è stata immediata quanto precisa, dalle pagine di Famiglia Cristiana: Con la riforma liturgica i fedeli sono tornati pienamente soggetto celebrante attraverso una partecipazione attiva e consapevole. Pertanto “la natura delle parti presidenziali esige che esse siano proferite a voce alta e chiara e che siano ascoltate da tutti con attenzione” – introduce il sacerdote, citando anche ciò che è scritto nel Messale Romano.

A maggior ragione questa esigenza vale per un fruttuoso ascolto della parola di Dio e della preghiera eucaristica innalzata a nome di tutti. Pertanto il microfono è benvenuto, anche se il suo uso esige particolari attenzioni” – continua.

Ma, per esser più specifico alla domanda postagli dal fedele, il sacerdote spiega, attraverso alcune precisazioni poste dalla stessa CEI, che “[…] Quanto alla forma del microfono il Messale si preoccupa che esso non sia invadente sull’altare. Per quello portatile ad archetto non c’è alcun veto, ma possiamo chiederci se non vi siano soluzioni altrettanto efficaci ma meno invasive sul volto di chi presiede un rito liturgico” – conclude il sacerdote.

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