Il primo punto interessante toccato durante l’intervista riguarda sicuramente lo stato sociale dei migranti che cercano la traversata, la professoressa infatti sostiene che la maggior parte dei migranti che giungono in Europa non scappano da condizioni di indigenza: “Va detto, comunque, che esiste sul tema dell’immigrazione un falso mito: la maggioranza non fugge da situazioni di estrema povertà. In genere sono persone provenienti da centri urbani, ed è lì che maturano l’idea di lasciare il Paese. Dunque mi sembra corretto sostenere che il grosso dei migranti appartenga al ceto medio: persone non ricche, ma nemmeno povere, in grado di pagare profumatamente chi organizza i viaggi”.
Il motivo dei viaggi attraverso il deserto ed il mare sarebbe quindi il desiderio di avere di più e non quello di rimediare all’assenza di tutto. A questo punto le viene chiesto come mai non giungano alle orecchie dei migranti le voci riguardante le reali condizioni in cui sono costretti a vivere quando giungono in Europa, o ancora perché non gli viene detto dei centri di detenzione in Libia o del grave rischio di rimanere in mare e morire durante la traversata e la professoressa risponde: “Il punto è che queste situazioni le conosciamo più noi che loro. L’accesso ai mezzi d’informazione degli africani, anche di coloro che vivono nelle città, è molto limitato. Detto ciò, molti conoscono i rischi e sono disposti ad accettarli, così come non si può escludere che molti altri, magari in un primo momento intenzionati a partire, desistano proprio alla luce di queste tragedie”.
Proprio per questo motivo, negli ultimi alcuni governi africani come quelli del Mali, del Senegal e del Niger stanno svolgendo un’azione di controinformazione per evitare i pericoli dei viaggi ai propri cittadini. Importante, secondo la professoressa, anche l’azione attuata dal governo Conte di chiudere i porti, poiché così facendo comincerà a diffondersi la voce che approdare in Italia non sarà possibile e molti non proveranno nemmeno a partire: “È importante che si alimenti il passaparola tra migranti stessi. Esistono tantissime testimonianze di giovani che hanno iniziato il viaggio verso l’Europa ma che non sono riusciti ad arrivare a destinazione, i quali affermano che se lo avessero saputo non avrebbero speso soldi e sprecato anni della propria vita per un’impresa così aleatoria. L’unico modo per scoraggiare questi progetti senza futuro è proprio quello di dimostrare che il viaggio della speranza è un’illusione, che a destinazione non si arriva: e chiudere i porti è il messaggio più netto che possa giungere”.
Luca Scapatello
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