Un’immagine che ha preso i cuori di tutti sta facendo il giro del mondo, è quella della neonata che è venuta alla luce sotto le macerie del terremoto. E ha molto da dirci.
La sua mamma è morta dopo averla partorita, insieme a tutta la famiglia, lei, piccola, indifesa, lotta come una leonessa e sopravvive all’immane tragedia.
La desolazione più agghiacciante che ci arriva dalle immagini del terribile terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria, si scontra con la vita che nonostante tutto lotta con forza per esserci e ci commuove: perché ci dice che anche quando tutto sembra finito, schiacciato, distrutto, può succedere qualcosa di bello, un segno inaspettato che riaccende la speranza.
In mezzo alla tragedia del terremoto nasce la vita
Come quello di una neonata salvata a Jandairis, città siriana al confine con la Turchia: venuta alla luce tra le potentissime scosse, forse ore dopo quella che ha sconquassato il confine tra Turchia e Siria. I soccorritori l’hanno trovata ancora legata alla madre morta. La piccola è l’unica sopravvissuta della sua famiglia.
Il sisma ha spazzato via tutta la sua famiglia, ma non le ha tolto la voglia di farcela. Dopo il crollo del palazzo di quattro piani, sono stati ritrovati i corpi di suo padre, di sua madre, delle sue tre sorelle, di suo fratello e di sua zia.
“Abbiamo sentito un rumore mentre stavamo scavando, abbiamo ripulito e trovato questa piccolina, grazie a Dio. Abbiamo tagliato il cordone e mio cugino l’ha portata subito in ospedale”, ha raccontato un soccorritore.
Il video mostra il momento in cui una neonata viene estratta viva dalle macerie del devastante terromoto nella cittadina curda di #Jindiris in #Efrin. #syria. La madre è deceduta dopo il parto.
Video Social media#earthquake #terremoto pic.twitter.com/uXFpcqVZ3P— Francesco Malavolta (@MalavoltaF) February 7, 2023
La sua storia sta facendo il giro del mondo in un video sui social che immortala i momenti del ritrovamento: si vede un uomo che porta via la neonata coperta di polvere in mezzo alle macerie, mentre un altro gli lancia una coperta per proteggerla dalle temperature gelide. E una terza persona che urla, cerca una macchina per andare in ospedale, nella vicina città di Afrin, dove la piccola è stata messa in incubatrice, con la fronte e le dita ancora bluastre per il freddo. Ma – assicurano i medici – ce la farà, le sue condizioni sono stabili.
La piccola sopravvissuta ci grida in faccia la verità
Viene spontaneo domandarsi perché quella stessa vita, sopravvissuta nella situazione più tremenda e inospitale per una creatura che viene alla luce, e che sta suscitando tanta tenerezza e stupore, venga poi soppressa con tanta estrema facilità nel luogo che invece dovrebbe essere il più sicuro: il grembo della sua mamma.
Come possiamo oggi di fronte a un messaggio così forte che questa bimba sta urlando al mondo intero, dire che l’aborto è un diritto della donna, quando questa neonata ci sbatte in faccia il suo diritto di donna a vivere, malgrado la sciagura intorno a lei.
Come possiamo giustificare l’aborto perché non ci sono le “condizioni giuste” per portare avanti una gravidanza, quando nelle peggiori condizioni che si possano immaginare per nascere, questa bimba lotta per la vita e resiste alle temperature sotto lo zero, per ore, sepolta dalle macerie, e viene ritrovata viva, ancora attaccata al cordone ombelicale della sua mamma che è deceduta.
Questo fatto mette in ulteriore evidenza, quanto il mondo sia andato in corto circuito e cada in una palese contraddizione, perché se da un parte sponsorizza a spada tratta il diritto all’aborto, dall’altra acclama la vita in mezzo alla morte. Ma ci dice ancora un’altra cosa, che la verità i nostri cuori sanno ancora riconoscerla e di fronte alla vita che nasce ci commuoviamo e proviamo gioia, perché non c’è niente di più sacro e di più straordinario che valga la pena difendere.