Quando la sua tomba è stata aperta, qualcosa di speciale e possiamo dire di miracoloso è accaduto.
Il segno della presenza di Dio nella vita di un uomo anche dopo la sua morte, si manifesta in una maniera davvero molto particolare e significativa.
La storia che stiamo per raccontarvi è quella del “miracolo” delle api di padre Giuseppe Ambrosoli. Scopriamola insieme.
Giuseppe Ambrosoli: il miracolo delle api
Ai più scettici sembrerà qualcosa di assurdo, ma è successo davvero ed ha del miracoloso. Giuseppe Ambrosoli, appartenente ad una nota famiglia di imprenditori di Como, aveva lasciato tutto ed era partito per l’Uganda, dove è diventato missionario. Qui aveva donato e speso la sua vita per gli altri, per i più poveri ed i più indifesi e il Signore.
Nel momento in cui la lapide del missionario è stata aperta, è stato trovato qualcosa di miracoloso al di sotto: un favo di api colante di miele. Subito è stato esaminato dagli esperti. È stato interpretato come un segno della parsimonia e dell’operosità, che ha caratterizzato Ambrosoli, nel corso di tutta la sua esistenza terrena.
Il favo di api è stato ritrovato al momento dell’apertura della sua tomba. Quando la lapide del medico e missionario comboniano è stata scoperchiata, ecco la meravigliosa scoperta. A raccontare l’emozione di quel momento, in un’intervista al “Corriere della Sera” è stata Giovanna Ambrosoli, presidente dell’omonima fondazione: “E’ stato un momento molto forte quando ho assistito a Kalongo all’apertura della tomba di Padre Ambrosoli” – ha spiegato.
Il ritrovamento all’interno della sua tomba
Ma l’emozione è cresciuta ancora di più: “[…] Quando sotto la lapide di cemento che ricopriva la tomba è stato trovato un favo colante di miele e di api” – racconta Giovanna – “Leggo questo ritrovamento ancora una volta come un segno tangibile di quell’operosità infinita e amorevole che padre Giuseppe ci ha lasciato e che ci ricorda di guardare al prossimo, di rimanere al fianco dei più bisognosi”.
A scrivere una motivazione è Mario Colombo, docente dell’Università degli studi di Milano che ha analizzato il favo, sempre in un’intervista al Corriere: “Certi fatti non possono essere interpretati con motivazioni scientifiche […] Il valore ascetico supera quello materiale dettato dall’uomo” – spiega.
Il ritrovamento è stato fatto fra la bara e la lapide ed erano favi di cera colmi di miele contornati di api vive ed attive. Il corpo di padre Ambrosoli, dopo la sua morte del 1987, è stato traslato nel 1994 e non era mai stato “colonizzato” da api o altri insetti di nessun genere. Il fatto avvenuto nel novembre 2020, ha del miracoloso perché, come dicevamo, le api erano attive e vive.
Il segno della sua operosità
Le api: segno di operosità e parsimonia continua, non possono far altro che rappresentare al meglio ciò che è stato padre Ambrosoli nel corso di tutta la sua esistenza e continua ad essere ora in Cielo.
Chi era Giuseppe Ambrosoli? Medico e missionario comboniano, ha operato tutta la sua vita in Uganda ed è salito al cielo il 27 marzo del 1987. Proveniva dall’omonima famiglia di imprenditori di caramelle al miele, a aveva lasciato tutto per andare in Uganda. Qui aveva avviato un ospedale che è attivo ancora oggi. E’ stato proclamato lo scorso 20 novembre 2022 proprio a Kalongo in Uganda.
Un medico, un missionario, ma soprattutto un uomo che aveva scelto di dedicare la sua vita agli ultimi.