Il Miracolo eucaristico avvenuto a Buenos Aires è uno dei più recenti. Esso risale, infatti, al 15 Agosto del 1996.
Nel 1992, Papa Francesco era stato nominato Vescovo ausiliario di Buenos Aires e conosceva benissimo la chiesa in cui avvennero i fatti.
Padre Alejandro Pezet, all’epoca, celebrava nella chiesa di Santa Maria y Caballito Almagro, al centro della città.
Miracolo eucaristico: una donna notò ostie a terra
Durante la Santa Messa di quel giorno, una donna gli fece notare che qualcuno aveva abbandonato delle particole consacrate sul retro della chiesa.
Padre Alejandro Pezet, dunque, le raccolse e le pose in un recipiente pieno d’acqua, perché si sciogliessero -com’è da prassi in questi casi- e, poi, pose il tutto nel Tabernacolo.
Giorni dopo, in quel recipiente, le ostie c’erano ancora. Erano, più che mai, consistenti e presentavano delle macchie rosse!
L’allora Cardinale Jorge Bergoglio venne immediatamente avvisato dell’evento miracoloso e fu lui ad avviare un’indagine appropriata alla circostanza.
Così, il ricercatore e dottore Ricardo Castañón Gómez prelevò un campione dalle particole consacrate e lo fece analizzare a New York.
In quei laboratori, il noto cardiologo e patologo forense Frederic Zugiba eseguì i test adeguati e dichiarò che il campione consisteva di carne e di sangue e presentava, certamente, un DNA umano. Il dottore specificò anche che si trattava della porzione di un muscolo cardiaco, della parte sinistra, responsabile della contrazione del cuore e che “pompa sangue a tutte le parti del corpo”.
La composizione di quel tessuto indicava, inoltre, che apparteneva ad un essere ancora vivente, nel momento del prelievo, in quanto conteneva dei globuli bianchi, che erano disposti come se il cuore fosse stato colpito duramente.
Questo Miracolo eucaristico è ancora poco noto, ma le notizie trapelate narrano anche di altre tracce ematiche, trovate tra le particole consacrate di Buenos Aires, nella stessa chiesa, nel 1992, nel mese e nell’anno dell’insediamento di Bergoglio come Vescovo ausiliario.
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Antonella Sanicanti
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