Se fosse dipeso da molti medici sarebbe già morto gli avrebbero assicurato la dolce morte, per alleviargli le sofferenze ma per grazia di Dio non è stato così, Stiamo parlando di uno dei casi di risveglio dopo il coma. Il suo sonno è durato 5 anni infatti Giorgio questo è il nome del protagonista della vicenda è stato in coma in stato vegetativo in seguito a un trauma cranico provocato da un grave incidente automobilistico avvenuto sull’autostrada A4. Giorgio Grena 27 anni non ha mollato e alla fine c’è la fatta.
La Mamma ci dice: “E’ stato un Miracolo e ne sono consapevole, ma i miracoli avvengono perchè ci sono la fede e l’amore. C’è stato un momento in cui mi è stato proposto di portare Giorgio in un istituto ma l’abbiamo portato a casa è coinvolto comunque nella nostra vita, nei nostri discorsi. Ci ha unito un invisibile indistruttibile legame che ha dato un senso alla perseveranza dei medici e di quanti con noi non hanno smesso di sperare, mettendoci amore e non semplice compassione”.
La signora Rosa Vigani racconta, purtroppo chi si prende cura in casa di persone in stato vegetativo ha a disposizione solo 500 euro al mese, più l’assistenza infermieristica. Ma bisogna anche dire che la Lombardia è la prima regione, e forse tuttora l’unica, ad aver messo in piedi un percorso di cura per queste persone. Ci sono nuclei dedicati dove possono essere ospitate e la Regione paga per loro 180 euro al giorno. Ci sono alcuni che si trovano in cura nel nostro centro da 15 anni, senza che le famiglie abbiano sborsato una lira. E sono 7-800 le persone che ricevono un simile aiuto. È stato il governo Formigoni ad introdurre questa novità nel 2002 o nel 2004. E non è affatto poco.
«I risvegli come quello di Giorgio sono rarissimi», spiega il dott. Giovanbattista Guizzetti, primario del centro specializzato Don Orione di Bergamo.
Forse la causa del suo recupero è una relazione, perché in questi casi non c’è una terapia medica. Ma questo ragazzo viveva in casa con la famiglia, in un ambiente confortevole con relazioni affettive forti. Questo è sicuramente stato determinante: anche i risvegli che abbiamo avuto nel nostro centro sono legati al modo in cui trattiamo queste persone.
Da quando sono qui, dal 1996, chiunque sia venuto qui a lavorare ha considerato i nostri ospiti persone umane a pieno titolo. Non è che perché sono senza coscienza, allora sono meno uomini o meno degni di cura. Grazie a questa concezione, tra l’altro, abbiamo di gran lunga migliorato la nostra assistenza: noi dobbiamo offrire il maggior comfort possibile. Sicuramente la tenacia di Giorgio dei suoi genitori e di questi medici che l’hanno accudito con amore, sono andati in contrapposizione a quelli che dicevano è inutile ,non ci sono speranze, è solo tempo perso ma la voglia di vivere di Giorgio ha vinto insieme all’amore della madre e dell’affetto di tutti quelli che con pazienza e carità si sono presi cura di lui . Questo caso ci aiuta a riflettere su come troppe volte frettolosamente si voglia togliere la vita e ci si dimentica che i Miracoli accadono e che sempre c’è una speranza, come la vicenda di Giorgio insegna.
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