E se proprio uno dei geni assoluti che ha lasciato il segno nella storia grazie al suo estro e alle sue scoperte, avesse conosciuto qualcosa di davvero particolare che abbia ispirato il suo operato?
“È stato nelle linee curve e in evidenza dei capelli di questo apparente Gesù – confermate poi dalle foto potenziate multispettrali di Pascal Cotte – che ho notato qualcosa di molto curioso…”.
Non è la prima volta che lo studioso Átila Soares da Costa Filho, docente universitario e disegnatore brasiliano, stupisce il mondo della ricerca in ambito di fede. Se la sua ultima fatica era stata la riproduzione grafica, con l’aiuto di strumenti altamente tecnologici, del possibile volto di Maria Santissima, attraverso quello dell’“Uomo della Sindone”, stavolta ci espone una teoria altrettanto innovativa e ricca di significato.
“È passato quasi un anno da quando l’ormai denominato “Ritratto di Lecco” (“Cristo di Lecco”) è diventato il centro di una serie di ricerche”, afferma lo studioso, “intraprese nell’omonimo comune lombardo, suscitando ogni sorta di reazioni nel mondo accademico, come si può immaginare.
Di lì a poco, precisamente a gennaio 2021, arrivano i primi risultati positivi degli studi preliminari effettuati sul tipo di carta utilizzata, confrontandola con altre dello stesso periodo – indagine necessaria per stabilire, in una prima fase, la probabilità dell’ipotesi della paternità leonardiana del disegno. Ed è partendo da questa premessa, affascinante e incoraggiante, che si dà il via a un approfondimento delle reali possibilità che sia un’opera autoriale del genio toscano”.
“Un fattore che ha attirato moltissimo la mia attenzione mentre analizzavo la sanguigna è la sua innegabile somiglianza con alcuni tratti del volto della Sacra Sindone di Torino. L’artista, quindi, sarebbe stato influenzato dal Sudario per creare il disegno? Se così fosse, Leonardo sarebbe entrato in diretto contatto con la reliquia considerata la prova vivente nel mondo cristiano del più grande evento della Storia: la Resurrezione”.
Proprio questa è la teoria dello studioso, ma c’è di più. Un particolare nascosto testimonierebbe questo “incontro”:
“A questo proposito, basta vedere l’immensa armonia fisionomica tra il volto di Gesù nella Sindone e nei dipinti della serie “Salvator Mundi”, in cui si riconosce il modello di Leonardo per la rappresentazione del volto del Redentore.
Invariabilmente”, continua Soares, “queste opere sono attribuite a discepoli di Da Vinci, sulla base di qualche suo originale perduto; tuttavia, in alcuni casi, ci sarà stata una partecipazione più o meno diretta del maestro all’esecuzione.
In questo caso, la somiglianza dei volti nei dipinti con quello visibile nella Sindone è così grande che ci consente addirittura di ottenere una perfetta giustapposizione tra questo e quelli, il che ci porta a un fatto curioso: Leonardo avrebbe potuto costruire quel modello per il “Salvator Mundi” solo se fosse entrato in diretto contatto con la “matrice”, cioè, la Sacra Sindone.
Un altro punto interessante è che il particolare di una leggera protuberanza sul dorso nasale superiore che vediamo sulla Sindone lo troviamo anche nella sanguigna di Lecco e, fatto curioso, anche nel Volto Santo di Manoppello, ritenuto il “Velo della Veronica”. Sebbene non ci siano documenti che colleghino direttamente l’artista ai proprietari della Sindone, i Savoia, l’ipotesi non va scartata”.
Infatti, continua lo studioso, “il genio toscano ha registrato in un suo taccuino un viaggio che fece in Savoia tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta del Quattrocento, con uno scopo ancora sconosciuto. Per di più, è stato proprio in questo periodo che Leonardo aveva raggiunto il suo livello di massima potenza creativa.
Fatto sta che, dinanzi alla possibilità di accostare il disegno alla reliquia maggiore (la Sindone), ho cercato di trovare qualcosa in più, basandomi su questa possibilità.
Ed è stato nelle linee curve e in evidenza dei capelli di questo apparente Gesù – confermate poi dalle foto potenziate multispettrali di Pascal Cotte – che ho notato qualcosa di molto curioso: uno schizzo che suggerisce il corpo di un uomo nudo, disteso, come a riprodurre la posa della figura sbiadita sul Lenzuolo di Torino.
Tra l’altro, la pratica di Leonardo di celare elementi poco evidenti o di oscuro significato all’interno delle sue opere, lungi dall’essere un mito o un sensazionalismo, è un fatto ormai considerato in ambito accademico, soprattutto nelle parole dello stesso artista nel “Trattato della pittura” (1632):
“Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ingegno del pittore a nuove invenzioni sí di componimenti di battaglie, d’animali e d’uomini, come di varî componimenti di paesi e di cose mostruose, come di diavoli e simili cose, perché saranno causa di farti onore; perché nelle cose confuse l’ingegno si desta a nuove invenzioni.”
Per il pensieroso – e per nulla convenzionale – “maestro” – si tratterebbe sicuramente di un esercizio di percezioni o di ragionamenti. Un gioco di grande potenzialità per rendere più ricco e interessante qualsiasi dipinto. Quindi, del tutto leonardiano il disegno qui suggerito.
Se per Leonardo il fulcro della vita è proprio la costanza dell’incostanza, del mutamento e del divenire, la sanguigna di Lecco potrebbe esserne un lascito sotto forma di disegno: una testimonianza dell’Arte come strumento di meditazione sui misteri della ruota invisibile della vita.
Átila Soares è brasiliano, insegnante, stimatore di opere d’arte, ricercatore e autore di quattro libri. Ha una laurea in Disegno Industriale conseguita presso la Pontifícia Universidade Católica di Rio de Janeiro nonché titoli di specializzazione post laurea in Storia, Filosofia, Chiesa Medievale, Sociologia, Storia dell’Arte, Antropologia, Archeologia e Beni Culturali.
È, inoltre, collaboratore nella rivista “Humanitas” (Ed.Escala, São Paulo) e nei siti web “Italia Medievale” (Milano) e “Nova Acrópole” (Lisbona). Fa parte del comitato scientifico della Mona Lisa Foundation (Zurigo), della Fondazione Leonardo da Vinci (Milano) e del progetto L’Invisibile nell’Arte (Roma).
Traduzione a cura di: Valeria Vicentini
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