Un luogo antico dove si respira armonia e spiritualità, strettamente legato ai monaci Camaldolesi, è posto alle pendici del Monte Catria: stiamo parlando del Monastero di Fonte Avellana.
Si tratta di un monastero dedicato alla Santa Croce e si trova in provincia di Pesaro Urbino, nel comune di Serra Sant’Abbondio. Un luogo sacro che vede le sue origini risalire all’epoca medievale, intorno alla fine dell’anno Mille. C’è una piccola particolarità che lo unisce all’Eremo di Camaldoli.
Anche qui ritroviamo la figura di San Romualdo che non è stato in questi luoghi soltanto di passaggio. Cerchiamo di capire insieme cosa è successo nel dettaglio.
Monastero di Fonte Avellana: un luogo di epoca medievale
La storia di questo sacro luogo che stiamo per descrivervi va molto indietro nel tempo. Siamo, infatti, verso la fine dell’anno Mille e la situazione che la Chiesa sta vivendo è quella della nascita dei primi monasteri, in luoghi isolati e lontani dal mondo. Gli eremiti sono coloro che scelgono di allontanarsi dal mondo e di andare in posti dove contemplare Dio, poterlo incontrare nel silenzio è più semplice.
L’Italia centrale, in particolare, è uno dei territori dove nascono questi monasteri, come l’Eremo di Camaldoli in Toscana ma, anche, come il Monastero di Fonte Avellana, in provincia di Pesaro Urbino. Posto alle pendici del Monte Catria, nel comune di Serra Sant’Abbondio, questo monastero vede la sua nascita intorno alla fine dell’anno Mille ed è strettamente legato ai monaci Camaldolesi.
L’eremo è stato, con molta probabilità. fondato da san Romualdo nel 980 ma un notevole impulso a questo sacro luogo lo ha dato l’opera di san Pier Damiani, che qui divenne monaco nel 1035 e, successivamente, priore nel 1043. Lo stesso Pier Damiani attuò l’ampliamento della struttura originaria del monastero ma diede, anche, un forte sviluppo culturale e spirituale che fece diventare l’eremo un punto riferimento religioso e sociale.
Meta preferita di santi e beati, tra cui Giovanni Paolo II
Secondo la tradizione, sono stati ben 76 i santi e i beati che sono vissuti in quest’eremo. Il monastero diventa abbazia nel 1325 e, allo stesso tempo, diventa anche una potenza socio-economica. Nel 1569 Papa Pio V sopprime la congregazione autonoma avellanita (che aveva sino ad allora retto il monastero) concedendolo alla congregazione camaldolese. Nemmeno quarant’anni dopo, nel 1610, un nuovo passaggio alla congregazione cenobitica camaldolese di San Michele di Murano per poi ritornare agli inizi del 1900 alla congregazione camaldolese.
Fonte Avellana resta un luogo governato fino a quasi tutto il 1700. Molti che di qui passarono e governarono questo territorio, hanno lasciato segni di carattere edilizio ed abbellimenti del tutto degni di nota ma nonostante tutto la decadenza della sua vita monastica è stata inesorabile, anche se lenta.
Un declino che si è concluso solo quando il monastero è tornato sotto la gestione dei monaci camaldolesi nel 1935. Oggi Fonte Avellana ha ritrovato il suo antico splendore, sia spirituale sia architettonico.
Il 5 settembre del 1982 papa Giovanni Paolo II ha visitato Fonte Avellana in occasione delle celebrazioni del millenario della fondazione dell’Eremo e, in quello stesso anno, il Pontefice la eleva a basilica minore.
Info utili: orari di apertura al pubblico e come arrivarci
Un luogo che vale la pena di visitare, tanto che è aperto al pubblico con visite guidate, dal lunedì al sabato, con visite ai seguenti orari:
- ore 10:00 – 11:00 – 15:00 – 16:00 – 17:00
La domenica, invece, le visite sono ogni 30 minuti:
- dalle ore 10:00 alle ore 12:00
- dalle ore 15:00 alle ore 17:30
Per quel che riguarda la liturgia Eucaristica, invece, la Santa Messa si celebra:
- nei giorni feriali, solo alle ore 18.30
- nei giorni festivi, alle ore 11 ed alle ore 17.30
Per raggiungere il monastero di Fonte Avellana: dall’autostrada A1, arrivati a Viterbo, prendere lo svincolo per la Strada Statale 3 bis e poi per la SP16 in direzione Fabriano. Continuare sulla SP16 e, successivamente, sulla SP52 in direzione di Località Fonte Avellana a Serra Sant’Abbondio.