Nella notte c’è stata forte tensione a Mondragone, nell’area dei palazzi ex Cirio, che da lunedì è zona rossa per via di una cinquantina di contagi da coronavirus.
Le infezioni si sono diffuse in particolare all’interno della comunità bulgara che abita in quella zona. I Vigili del Fuoco sono dovuti intervenire alle due di notte per spegnere l’incendio di un furgoncino posizionato in viale Margherita, un viale a ridosso degli ex palazzi Cirio. Furgoncino di proprietà di un bulgaro, e gli accertamenti hanno verificato che si tratta di un incendio di origine dolosa originato da una bottiglia incendiaria.
Negli stessi ex palazzi Cirio di Mondragone, cittadina di 28 mila abitanti sul litorale domizio in provincia di Caserta, considerati purtroppo i palazzi dove c’è emarginazione, degrado e sfruttamento. Lunedì questi quattro palazzi sono stati dichiarati “zona rossa”. Fino al 30 giugno i movimento dentro e fuori dall’edificio sono vietati.
In quei palazzi vivono oltre mille persone. Per la maggior parte si tratta di famiglie bulgare di etnia rom. La decisione è stata presa dopo avere riscontrato i primi due positivi. Si tratta di un uomo e una donna che si sono recati in ospedale per partorire. La donna, asintomatica, è stata scoperta in maniera del tutto casuale.
Da quel momento, nel palazzo si è cominciato a fare tamponi a tappeto, per mano di varie strutture sanitarie e di accoglienza casertane. Lunedì, in mattinata, i positivi riscontrato sono stati una decina. Dopo circa poco meno di seicento tamponi, i positivi sono saliti a trenta. Ora sono, su 700 analizzati, 49. Per la maggior parte sono bulgari, ma c’è anche un’italiana.
In queste ore i controlli continuano, e tutti i negativi verranno sottoposti all’analisi sierologica. L’area è stata totalmente messa sotto blocco dalle forze dell’ordine, dalla polizia locale e dall’esercito. La situazione, perciò, al momento appare come estremamente delicata. In un primo momento, infatti, gli uomini delle forze dell’ordine che sono stati messi in campo sono risultati insufficienti.
I palazzi sono situati infatti nel pieno centro di Mondragone, in un’area trafficata e di attività commerciali. Le famiglie delle persone risultate positive, inoltre, sono tutte composte da lavoratori del mondo agricolo, e in queste settimane hanno il loro periodo di maggiore attività. Il blocco dei palazzi ha impedito a molti di loro di andare al lavoro nei campi.
Ma qualcuno è riuscito a eludere i controlli ed è andato comunque a lavorare. Questi, tornando a casa, rischiano di contagiare anche le persone presenti all’interno del palazzo. Si sta cercando ora di individuarli con un controllo a tappeto, che tuttavia non sarà semplice.
Anche il questore di Caserta Antonio Borrelli si è recato sul posto per coordinare le operazioni. Un dato che conferma la difficoltà della situazione che si è venuta a creare a Mondragone. Le famiglie costrette a stare chiuse in casa ricevono viveri e di beni di prima necessità per mano di comune e Protezione civile.
Molte di queste persone sono vittime di caporali e imprenditori senza scrupoli. Talvolta vengono pagati con cifre che si aggirano sui due euro l’ora, e lavorano anche per dodici ore nella stessa giornata. Ogni anno ci sono circa duemila persone che arrivano in zona per compiere questo tipo di lavoro, e tutti vanno a vivere in questi quattro edifici di dieci piani, costruiti intorno alla fine anni settanta, detti gli ex Palazzi Cirio.
Palazzi visibilmente degradati, sia dentro che fuori. Di proprietari italiani che chiedono un centinaio di euro al mese, rigorosamente in nero. Tutto questo rende difficile monitorare la situazione, sapere chi vive in queste case e da quante settimane. Tutto ciò rende anche più arduo eseguire i tamponi.
Ogni mattina, sotto questi palazzi arrivano decine di pulmini inviati dai caporali, all’interno dei quali, all’alba, salgono i braccianti bulgari. Da lì, il viaggio fino Campania o al Lazio. La stessa comunità bulgara è inoltre al centro anche della drammatica condizione legata allo sfruttamento della prostituzione minorile.
Così, in tutto questo contesto difficile, e nonostante il fatto che in linea di massima la comunità bulgara sembra collaborare alle misure del blocco sanitario, la tensione sta crescendo. E crescono anche le manifestazioni di protesta da parte di alcuni abitanti di palazzo. Così ad aiutare le forze dell’ordine è arrivato anche un contingente dell’esercito.
I presenti parlano di sedie volate dai balconi e di pietre in strada, con gruppi di persone esasperate che si fronteggiano tra di loro, e i residenti che invece, purtroppo, sognavano il ritorno dei turisti, ma che ora sono costretti ad affrontare le disdette delle prenotazioni. I braccianti chiedono che a chi non è positivo sia permesso di lavorare.
Mentre il sindaco Virgilio Pacifico ha parlato invece di “un inaccettabile atto di insubordinazione di oltre 50 cittadini stranieri che, violando la il cordone sanitario, hanno creato paura nella cittadinanza”. Fuori, la folla, urla “fuori, fuori” e “via, via” all’indirizzo degli immigrati, e il clima si fa sempre più incandescente.
Con un comunicato è intervenuto anche monsignor Orazio Francesco Piazza, il vescovo di Sessa Aurunca. Il religioso ha provato a stemperare le tensioni con l’invito a rigettare lo sconforto e ogni atteggiamento di tipo xenofobo, dirigendosi invece, piuttosto, a costruite “una sensibilità comunitaria che sappia rispondere alle urgenze”.
Il religioso ha invitato alla calma ricordando che “veniamo da un periodo durissimo dove solo l’attenzione, la prudenza, la collaborazione, hanno creato le condizioni giuste per affrontare l’emergenza Covid-19″. Il suo appello è rivolto tanto ai parroci quanto alle istituzioni e ai fedeli.
“È importante in questo momento far emergere il meglio di voi stessi. Non sono utili le umoralità e le reazioni che distruggono il tessuto sociale. Solo la comunione ecclesiale e la coesione sociale sono la risposta per indirizzare ogni sforzo delle Istituzioni, del volontariato, degli attori sanitari verso una opportuna risoluzione.
Ci sono vite in gioco, ed ogni uomo aldilà del colore, della nazionalità, della cultura è figlio prezioso agli occhi di Dio. Come sempre di fronte ad ogni vita dobbiamo disporre il cuore al senso di responsabilità e di solidarietà“.
Giovanni Bernardi
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