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Mons D’Ercole: Bisogna ricordarsi che Dio non manda nessun male.

 

In merito alla questione terremoto, il quotidiano ‘La fede quotidiana’ ha intervistato Monsignor Giovanni d’Ercole, il Vescovo di Ascoli Piceno che è stato in prima linea durante i soccorsi. Il suo primo pensiero a riguardo va verso i costruttori che rubando fondi per le costruzioni hanno causato l’ingente numero di vittime dello scorso agosto: “Chi ruba negli appalti, ruba a se stesso: meno corruzione nelle opere pubbliche, prevalga il bene comune”.

 

Messo in chiaro questo concetto, l’intervistatore gli chiede ciò che ogni terremotato si è chiesto in questi giorni di tribolazione, ovvero il perché un Dio misericordioso permetta una simile catastrofe. La risposta del Vescovo di Ascoli è in linea con quanto detto dalla maggior parte dei sacerdoti e sposa perfettamente la visione del Vaticano a riguardo: “Non esiste un perché a queste domande, che sorgono spontanee e che non possiamo definire ribellione, certamente. Penso che non sia giusto dare risposte teologiche che sarebbero inadeguate al dramma, ma è bene rimanere in silenzio e abbracciare chi è nella tribolazione”, un’affermazione che si conclude con un monito, cioè che bisogna ricordarsi che Dio non manda nessun male.

 

La domanda successiva a questa affermazione è una logica conseguenza, che Dio non mandi il male  è una certezza, ma allora perché lo permette? La precedente sicurezza di Monsignor d’Ercole si perde nell’incertezza tipica umana rimandando, però, ad uno dei precetti base della teologia cristiana, ovvero l’imperscrutabilità del disegno divino: “ Il Signore, basta leggere il Vangelo, non ci ha assicurato sulla terra  assenza di lutto o tribolazione. Dio infatti non toglie volutamente il male anche se non è lui a mandarlo . Lo permette, e questo è un mistero. Lo permette perchè l’ uomo possa decidere in libertà, Dio non si impone, si  propone rispettando la nostra libertà di scelta spesso sbagliata”.

 

La lezione che il Vescovo vuole far trasparire è che la nostra volontà crea i presupposti del male (nel caso del terremoto può essere rintracciata nella brama dei costruttori), osservandolo da questo punto di vista il sisma può essere visto come un richiamo al rispetto delle leggi, se ci sono delle direttive di costruzione vanno seguite, altrimenti i risultati sono quelli visti in questi due mesi ed ancora prima a L’Aquila nel 2009.

 

Monsignor d’Ercole conclude con un pensiero sul suo operato in questi giorni di tribolazione: “Non è motivo di vanto . Io non cerco la popolarità o le copertine. Per un vescovo o un pastore è normale essere vicino a chi soffre, il minimo sindacale.  E le ribadisco che qui la miglior  linea pastorale è  l’ abbraccio, non la teologia o le dotte dispute condite da forbite omelie. Vicinanza e commozione”.

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