Una visita pastorale inaspettata, dettata dall’esigenza di non lasciar solo il popolo di un quartiere attraversato dalla guerra di camorra.
Monsignor Battaglia, Arcivescovo di Napoli, ieri sera è arrivato a Ponticelli, quartiere della periferia Est della città, per incontrare i sacerdoti e le realtà giovanili e associative. Esse lottano per dare un futuro migliore ai ragazzi e ai cittadini del quartiere, in particolare in questo difficile momento che si sta attraversando.
Il ritorno di una guerra tra clan, in un territorio che sembra esser “terra di nessuno”, dove lo Stato, come avrebbe detto Luciano De Crescenzo, “non ce la fa da solo” ed ha bisogno della collaborazione e dell’aiuto di tutti.
Siamo a Ponticelli, quartiere ad Est di Napoli dove una escalation di episodi intimidatori, con bombe ed esplosioni, insieme alle cosiddette “stese di camorra”, sta riprendendo. In un quartiere operaio dove da sempre la lotta fra clan è presente, in quest’ultimo periodo sta notevolmente alzando la testa, portando paura e angoscia in chi ci abita.
Nella periferia Est, sono tante le associazioni, le scuole e le parrocchie che si adoperano con progetti, iniziative ed attività per cercare di “salvare e togliere dalla strada” quanti più ragazzi è possibile, quelli che la mano criminale adopererebbe come nuova manovalanza.
Davanti ad uno scenario di lotta alla camorra e di coraggio dei cittadini e dei suoi sacerdoti, il neo Arcivescovo di Napoli ha voluto far sentire la sua presenza e vicinanza, incontrando ieri pomeriggio queste realtà e pregando con loro, celebrando anche la Santa Messa.
Episodi di violenza che si ripetono a cadenza quasi giornaliera e che sono sintomo di una rivalità mai appianati fra i clan per il controllo del territorio e delle attività illecite che di qui, purtroppo, passano. Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio sono i tre quartieri che, in questo momento soffrono.
In numero contingentato, l’accoglienza è stata comunque calorosa per l’Arcivescovo, alla sua prima visita nel quartiere: “Il nostro quartiere operaio accoglie don Mimmo. Abbiamo la necessità di ritrovare la sicurezza e la socialità in questo momento storico difficile. Cerchiamo di ritrovare il meglio in ogni cosa e, anche per questo motivo, ci affidiamo alla Madonna della Neve, nostra Protettrice” – ha dichiarato don Federico Saporito, decano del IX decanato di Napoli (del quale fa parte anche Ponticelli).
Il coraggio di andare avanti nonostante le fatiche e le ostilità. Quella speranza che non deve mai venire meno, neanche contro le ostilità che affliggono il quartiere: “Il grido di San Paolo, che sembrava come una bomba gettata in una piazza, è lo stesso che sale oggi da questo quartiere. Se all’epoca, la resurrezione di Cristo era motivo di divisione fra coloro che credevano e non, oggi lo è fra coloro che sentono di avere tutto e non aver bisogno di Dio, e chi invece mette Dio al centro della propria vita. Dobbiamo vivere fondati sull’amore, quell’amore che ci abbraccia tutti, senza distinzione alcuna” – ha affermato, nella sua omelia, l’Arcivescovo di Napoli.
“Il coraggio è quella parola che rischiara il buio, anche quello che questo quartiere sta attraversando. Molti si stanno chiedendo perché sono venuto qui a celebrare Messa e a pregare con voi. Ve lo spiego: come Cristo istituì l’Eucarestia proprio la notte in cui veniva tradito, oggi qui a Ponticelli c’è necessità di una purificazione sociale, culturale, umana che solo con l’aiuto di Cristo possiamo trovare” – ha continuato.
Don Mimmo Battaglia ha portato avanti tre parole fondamentali: “Annunciare il Vangelo dell’amore e della libertà. Denunciare tutto ciò che è illegale. Rinunciare a tutto ciò che non ci dà coraggio e speranza. Attuiamo la purificazione spirituale sporcandoci le mani per la giustizia, per l’amore per la speranza. Purifichiamo, dal punto di vista sociale e culturale i nostri territori, opponendoci al racket, all’usura, alla malavita. Non siamo omertosi, non voltiamoci dall’altro lato”.
Guardare anche al mondo della politica, troppo spesso indifferente. E poi si rivolge direttamente a chi sta portando terrore a Ponticelli: “A chi crede di gestire il territorio con le bombe, noi possiamo offrire il nostro dolore, ma di certo non ci arrendiamo. Abbiamo la speranza nel cuore e questo non deve farci mai arrendere. Come chiesa dobbiamo aiutare i giovani a diventare cittadini di giustizia, ma soprattutto di speranza”.
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“Ogni messaggio di morte è idolatrico. Non dobbiamo inginocchiarci o chinare il capo davanti a questo che sta accadendo perché ci si inchina solo davanti a Dio. Dobbiamo abbattere tutto ciò che provoca morte e divisioni perché questa è la forza della camorra. La chiesa vuole esserci e non si gira dall’altro lato. Non cade nell’indifferenza. Perché cambiare davvero è possibile” – ha concludo Monsignor Battaglia.
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ROSALIA GIGLIANO
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