Raccontare la malattia e il contagio da Coronavirus: un’esperienza drammatica e tragica. Ecco le parole del Vescovo di Pinerolo.
“C’è stato un momento, lungo due-tre giorni, in cui sono stato vicinissimo alla morte”. Con queste parole, Monsignor Olivero racconta la sua tragica esperienza.
“Il corpo stesso stava evaporando, ma evaporavano anche le tante cose che facevo, i tanti progetti che avevo in testa, le cose della vita”. Parole forti, tragiche, imbevute di dolore ma anche di paura. Così Monsignor Derio Olivero ha deciso di raccontare quei momenti in cui, dopo aver contratto il Coronavirus, è stato ricoverato in terapia intensiva.
“C’è stato un momento, lungo due-tre giorni, in cui sono stato vicinissimo alla morte […] Solo due cose restavano salde, due cose che erano perciò il vero me, il mio nocciolo duro, la mia identità: una grande fiducia, che io da credente chiamo fiducia in Dio, cioè la certezza di una Presenza, e i tanti volti cari con cui ho stabilito delle relazioni. Ho, per questo motivo, deciso di raccontare la mia esperienza in un libro” – così il Vescovo di Pinerolo.
Nel suo racconto, Monsignor Olivero è molto saldo su una convinzione: “Nessun evento della nostra vita è una semplice parentesi […] Non è ciò che capita, ma come reagisci a ciò che capita, che costituisce la tua vita […] Dipende sempre da come noi affrontiamo la vita. Non si può solo lasciare che capiti qualcosa; bisogna che quel qualcosa ci parli e ci faccia fare le scelte”.
A chi gli chiedeva qual è stato il suo più importante ricordo in questa esperienza così tragica, il Vescovo ha risposto: “Il ricordo è stato soprattutto la bravura e la gentilezza del personale sanitario […] E poi il ricordo del fatto che ho rischiato di morire: sono stato consapevolmente di fronte alla morte. L’essere di fronte alla morte è qualcosa che fa la verità. Fa la verità in te e ti libera, cioè non puoi giocare di fronte alla morte: sei quello che sei senza nascondere niente”.
La paura di morire, ma anche la consapevolezza e la fiducia che, accanto a te c’è una presenza forte e salda: quella di Dio. “Ho visto che reggevano solo due cose: la fiducia in Dio, e le persone con le quali hai costruito qualcosa”.
Coraggio e la forza di non mollare mai, tenendo la propria mano salda a quella di Dio.
Leggi l’intervista completa su acistampa.com
ROSALIA GIGLIANO
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