A Napoli l’udienza per stabilire l’archiviazione dell’indagine riguardante l’intromissione della camorra nel test che valse la squalifica a Marco Pantani.
Il risultato di quel test segnò la fine della carriera del ciclista, ma anche l’inizio di una depressione che lo condusse alla morte.
Il 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio gli appassionati di ciclismo e non solo erano rimasti impressionati dalla prova offerta da Marco Pantani. Il “pirata” si accingeva a vincere il Giro d’Italia con grande merito, scrivendo così un’altra pagina della sua incredibile carriera e della storia dello sport. A fine tappa, però, il ciclista è stato sottoposto al test antidoping, dal quale è risultato che il suo ematocrito era più alto del livello consentito. Ne è conseguita una squalifica di due settimane, la squalifica dalla corsa a tappe e un lungo processo mediatico.
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Dopo quel giorno Pantani non è stato più lo stesso. Il campione sicuro di sé fece spazio all’uomo vinto dalle proprie insicurezze e dal dispiacere di essere stato considerato un truffatore, qualcuno che ingannava per ottenere i risultati. Ovviamente quella versione dei fatti non era la sua, non era quella di uno sportivo che aveva compiuto immani sacrifici per arrivare dov’era arrivato e ne stava cogliendo i frutti. Marco Pantani è morto il 14 febbraio 2004. L’ipotesi ufficiale è che si sia suicidato, ma ci sono dubbi sulle modalità con le quali lo avrebbe fatto e c’è chi sospetta che in realtà possa essere stato ucciso.
Il mistero della morte non è l’unico che accompagna la figura di Marco Pantani. Qualche anno fa è infatti emersa un’intercettazione di un pregiudicato, in cui l’uomo sosteneva che il test era stato truccato dalla camorra perché sul ciclista erano stati puntati troppi soldi. L’organizzazione mafiosa, insomma, avrebbe truccato i risultati del test e della gara per non perdere denaro nelle scommesse. Sulla questione è stato aperto un fascicolo d’indagine nel 2018. Nei prossimi giorni a Napoli si terrà un’udienza per stabilire se l’indagine vada archiviata o continuata.
Luca Scapatello
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