La prima tappa del viaggio di Monsignor Parolin in Russia (dal 21 al 24 agosto 2017) ha visto l’incontro con il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne. Il giorno successivo c’è stato l’incontro con il patriarca ortodosso di Mosca Kirill accompagnato dal ministro degli esteri Seghey Labrov. Infine l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin.
Di questi incontri ufficiali quello con Hilarion ha assunto una valenza particolare per via delle tematiche importanti trattate. In primo luogo i due hanno dibattuto sulla questione siriana, un argomento delicato sul quale pare abbiano trovato una linea comune, nel comunicato rilasciato dal patriarcato russo, infatti, si legge: “Valutando le possibilità di soluzione della crisi siriana, i due interlocutori si sono accordati sul fatto che anzitutto si rende necessario eliminare il terrorismo dal territorio della Siria, e soltanto dopo il conseguimento della pace nel Paese si dovrà determinare il suo futuro politico”.
Il secondo argomento, di minore impatto mediatico a livello internazionale ma anch’esso molto caldo, è la questione ortodossa in Ucraina. A quanto pare il governo ucraino sta per approvare delle leggi discriminatorie nei confronti della chiesa ortodossa di fede moscovita. A riguardo Hilarion si è detto scoraggiato dall’atteggiamento della chiesa greco-cattolica, i cui rappresentanti si oppongono apertamente alla chiesa ortodossa anche con azioni aggressive, il metropolita infatti cita: “I casi di affermazioni politicizzate e di azioni aggressive da parte dei rappresentanti della Chiesa greco-cattolica in Ucraina”.
Ben diverso l’atteggiamento della Santa Sede che cerca in tutti i modi di eliminare i contrasti e costruire dei ponti, lo Hilarion lo ha sottolineato a cospetto del cardinale Parolin, come sottolineato nel comunicato di cui sopra: “Le parti hanno espresso la comune convinzione che la politica non debba immischiarsi nella vita ecclesiastica, e che le Chiese in Ucraina siano chiamate a giocare un ruolo pacificatore, collaborando al ristabilimento della coesione civile nel Paese”.
Dagli incontri, in generale, è emerso un cauto ottimismo sulla possibilità che le due confessioni possano collaborare per avvicinare il mondo occidentale a quello orientale e si possa finalmente appianare divergenze e differenze che sono emerse negli ultimi decenni.
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