Cosa ha detto il visitatore apostolico monsignor Hoser riguardo Medjugorje?
Ha spiegato che la Chiesa non vede più con sospetto quello che accade in Bosnia.
Il ruolo di Monsignor Hoser a Medjugorje
Sin da quando il papa ha deciso di inviare monsignor Hoser a Medjugorje, l’arcivescovo di Cracovia ha parlato in maniera entusiastica del paesino bosniaco. La prima caratteristica che ha sottolineato è l’atmosfera di pace e serenità che si respira camminando per le sue vie. Il rapporto inviato da questo al papa è stato dunque ottimo, non sono state riscontrate irregolarità, ma la necessità di guidare la pastorale della diocesi.
A tale scopo il papa ha deciso di nominarlo in via permanente come visitatore apostolico che faccia formazione pastorale e curi dunque i rapporti tra le diocesi e i pellegrinaggi. Proprio questo è quello che ha risposto quando, intervistato da ‘Avvenire‘, gli viene chiesto quale sia il suo compito: “Soprattutto nella formazione. Certo, non è semplice parlare di formazione a persone che, con diversi tempi e modalità, testimoniano di ricevere messaggi da Maria da quasi 40 anni. Siamo tutti consapevoli di avere bisogno tutti, vescovi compresi, di formazione permanente, ancora più in un contesto comunitario. Una dimensione da rafforzare, con pazienza”.
“Medjugorje non è vista con sospetto”
Insomma il compito del visitatore apostolico non c’entra nulla con le apparizioni mariane. Su queste ha indagato un’apposita commissione che ha stabilito la veridicità delle prime sette. Nessun compito investigativo, dunque: “Medjugorje non è più un luogo ‘sospetto’. Sono stato inviato dal Papa per valorizzare l’attività pastorale in questa parrocchia, che è molto ricca di fermenti, spiega infatti Hoser. Lo stesso aggiunge anche: “(Medjugorje ndr) vive di un’intensa religiosità popolare, costituita, da una parte da riti tradizionali, come il Rosario, l’adorazione eucaristica, i pellegrinaggi, la Via Crucis; dall’altra dal profondo radicamento di importanti Sacramenti come, ad esempio, la Confessione”.
Chiarito questo, monsignor Hoser spiega all’intervistatore che la maggior parte dei pellegrini non vengono per le apparizioni: “La maggior parte dei fedeli non viene per le apparizioni. Il silenzio della preghiera, poi, è addolcito da un’armonia musicale che fa parte di questa cultura, sobria, lavoratrice, ma piena anche di tenerezza”. Caratteristiche uniche che, a suo avviso, conducono alle numerose conversioni viste in questi anni.
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Luca Scapatello