Nella fede e nella devozione alla Madonna di Fatima, nella preghiera e nella lettura della Bibbia, nascono i successi più eclatanti di una delle figure più importanti del calcio mondiale.
Uno dei più grandi allenatori di successo, deve tanto alle sue competenze tecniche certamente importanti, ma altresì alla sua fede incrollabile.
Ha infatti letteralmente sorpreso tutti Josè Mourinho, attuale tecnico della squadra di calcio della Roma, quando, dopo stato fotografato mentre baciava un piccolo crocifisso, ha risposto con stizza al giornalista del Corriere della Sera che gli chiedeva se fosse superstizioso: “Non sono superstizioso ma cattolico”.
La croce è qua con me
Così alcune settimane dopo ribadiva: “Io e la religione siamo amici. Sono cattolico, ho un’educazione tradizionale, con convinzione e fede. Quello è stato un momento, Adriano stava tirando il rigore, e me ne sono ricordato. La croce è qua con me, ho bisogno di un aiuto per il 2-0, per stare tranquillo”.
Eravamo nel 2008, e sempre in quell’anno alla fine di una partita a Reggio Calabria si avvicinò ad un bambino disabile e gli donò un piccolo crocifisso. Lo accusarono, in un primo momento, di fare la carità a un disabile, con relativa indignazione. “Il sindaco mi ha accusato di voler dare una moneta a un bambino disabile”, ha commentato lui inflessibile.
“In realtà a quel bambino io ho dato un crocifisso che mi aveva regalato mia moglie e che ho tenuto in tasca da tre-quattro anni a questa parte”, spiegò. “È un crocifisso che mia moglie aveva comprato a Fatima e mi aveva regalato”.
Il legame con la Madonna di Fatima
Il legame di mister Mourinho con Fatima parte da lontano. “Almeno una volta all’anno vado a Fatima”, disse in un’intervista al Foglio. “Come sconfiggo la sfortuna? Con la preghiera. Chi mi ha insegnato a pregare? Mia madre. E ricordo ancora certe preghiere che mi faceva dire la sera. Un santo di riferimento? La Madonna di Fatima“.
Da piccolo infatti la mamma lo portava a Fatima mentre Suo padre Felix, ex portiere portoghese, lo accompagnava sui campi di calcio. “Mio padre viveva per il calcio. Io gli devo tutto”, raccontò. “Mia moglie mi segue sempre? Una vera famiglia dev’essere unita. Ovunque. E’ una famiglia fantastica, la mia. Siamo molto felici. Mia moglie e i miei figli sono molto importanti nella mia vita”.
Un vero esempio di umanità e di fede come pochi altri se ne possono trovare oggi, sui campi di calcio e non solo. Anche il legame con la sua terra, il Portogallo, è infatti molto saldo. “Setubal è il posto dove ritrovo le mie radici”, disse. “Ogni estate torno per insegnare calcio ai bambini poveri? Ho ricevuto tanto dalla vita e voglio regalare qualcosa a chi è meno fortunato”.
Il segreto delle sue numerose vittorie
Nel 2010 la Gazzetta dello Sport gli chiese il segreto per diventare un tecnico tanto vincente. Lui non ci pensò un istante e rispose senza esitazioni: “Prego tanto. Io sono una brava persona, sono cattolico e a volte Dio mi aiuta”. Alcuni mesi dopo, in un’intervista al quotidiano portoghese As raccontò: “Prego Dio tutti i giorni”.
In un’altra occasione, rispondendo a domande dei giornalisti sulla sua fede e sull’importanza che questa riveste per la sua professione di allenatore, disse: “Prima delle partite leggo la Bibbia. Mi rilassa e mi aiuta a compiere le scelte migliori”.
Quando allenava l’Inter era particolarmente contento del fatto che nel centro di allenamento della squadra si trova una piccola cappella per pregare. “Ho potuto cosi parlare con Dio tutti i giorni nella casa di Dio”, raccontò soddisfatto. Oggi, da tecnico della Roma, a fine allenamento ha ben più di una cappellina a sua disposizione, ma può recarsi direttamente a San Pietro. Chissà se questo non abbia condizionato la sua decisione.