La scoperta di un laboratorio svizzero da un test sulle mascherine di venti pendolari. I batteri proliferano indisturbati sul volto di chi la indossa.
L’iniziativa di fare analizzare i soggetti è partita dalla rivista svizzera per i consumatori K-Tipp. Il dubbio legittimo di capire se le mascherine che le persone indossano per strada siano contaminati ha spinto la rivista a verificare con alcuni controlli specifici, e i risultati non sono per niente confortanti.
Le mascherine campione sono state raccolte dai pendolari di Zurigo, mentre il test è stato realizzato da un laboratorio svizzero. I dati dicono che undici delle venti mascherine contenevano più di diecimila colonie batteriche. Tre di queste mascherine, addirittura, ne avevano più di un milione.
I tecnici perciò sono rimasti sconvolti al vedere i risultati delle indagini. Oltre a questi, non bastasse, sono stati rilevate anche tracce di stafilococco su almeno quattordici mascherine. Lo stafilococco è un batterio molto pericoloso che può arrivare fino a provocare polmoniti e meningiti.
Su 15 delle venti mascherine analizzate, invece, sono stati trovati elementi di muffe e lieviti, dei funghi. Che a quanto pare potrebbero essere responsabili di irritazioni alle vie respiratorie e agli occhi. Un fattore che provoca un’ampia proliferazione di questi agenti patogeni è inoltre l’ambiente caldo e umido che si forma tra mascherina e bocca.
Tuttavia le mascherine, anche se non sempre ne viene spiegata l’utilità o ancora meno il corretto utilizzo, sono obbligatorie in Italia. E nella gran parte degli altri paesi alle prese con la crisi del Coronavirus. Mentre in realtà la mascherina usa e getta dovrebbe proteggere dalla pandemia, non incentivarla.
I dati a disposizione, riguardanti l’utilizzo della mascherina, sono molto limitati, e riguardano la diminuzione dei contagi in determinati periodi. Che però potrebbe causata anche da altri fattori, come l’esposizione dei raggi solari avuta con l’inoltrarsi dell’estate, e magari non centrare nulla con l’uso dei dispositivi sanitari, come invece i governi che ne hanno reso obbligatorio l’uso vorrebbero fare credere.
Complice anche il fatto che la maggior parte della popolazione utilizza pressoché sempre la stessa mascherina, quindi come dispositivo permanente e non usa e getta. Stando settimane intere senza mai cambiarla. Oppure portandola in tasca, nella borsa, attaccate al braccio o allo specchietto della macchina.
Tutti luoghi in cui la mascherina si riempie di batteri e diventa dannosa. Provocando più effetti collaterali che benefici.
Giovanni Bernardi
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