È forte l’affermazione del Cardinale Müller, già Prefetto della Congregazione della dottrina per la fede, che lancia un duro monito verso la Chiesa che sta correndo un grave rischio.
Ovvero di perdere il senso del soprannaturale, Gesù unico Salvatore, e di conseguenza, del vero pericolo in agguato per gli uomini.
L’ex custode della fede ammonisce: la Chiesa non perda di vista la sua missione soprannaturale e non smetta di affermare “l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù e della Chiesa”. Müller si sofferma anche sul coronavirus che giudica “pericoloso”. Ma al tempo stesso avverte: “Il Covid-19 è pericoloso, ma il peccato mortale è molto più pericoloso”.
Così il cardinale Gerhard L. Müller, già Prefetto della Congregazione della dottrina per la fede, in un manoscritto inedito pubblicato da LiFeSiteNews.
Il coronavirus, spiega nel manoscritto, “non è l’unica sfida per l’umanità”. Il Covid è una minaccia per il corpo, ma non è la sola né la più pericolosa delle minacce. Il Cardinale mette in guardia contro il peccato mortale, terribile minaccia per l’anima e per la sua salvezza eterna, e aggiunge che “il perdono dei nostri peccati nel Sacramento della Penitenza è un vaccino divino con efficacia garantita al 100%, col perdono e la ricompensa della vita eterna”.
Con queste parole l’antico professore di teologia dogmatica invita a pensare in termini soprannaturali piuttosto che in termini puramente politici o mondani.
Gesù Cristo unico Salvatore dell’uomo
Recentemente insignito dalla Regione Veneto del premio Leone d’oro per la pace, il Cardinale è impegnato nella neonata Fondazione Dominus Iesus. Lo scopo di questa fondazione “no profit” è annunciare l’unicità salvifica di Gesù e della sua Chiesa come arca di salvezza. Questo in obbedienza al comando evangelico: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15-16); “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,18-20).
Il prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede si concentra inoltre sulle priorità della Chiesa in questo momento storico: “Nonostante il progresso tecno-digitale e la globalizzazione, la Chiesa deve spiegare qual è il significato dell’esistenza umana”. Il Cardinale si fa forza della costituzione conciliare Gaudium et spes: “Ecco: la Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà sempre all’uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla sua altissima vocazione; né è dato in terra un altro Nome agli uomini, mediante il quale possono essere salvati” (n. 10).
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I vescovi non si conformino al mondo
Il prelato tedesco insiste con particolare enfasi sulla missione dei vescovi invitandoli a non adeguarsi allo spirito del mondo e a non adulare i potenti della terra. Il ruolo dei pastori d’altro canto non è neanche quello di “sostituirsi ai politici” chiamati a decidere delle questioni più urgenti (come quelle naturali e ambientali). I vescovi dovrebbero piuttosto impegnarsi per migliorare il “clima religioso” del nostro tempo.
I vescovi, insiste Müller, hanno una precisa responsabilità personale verso Cristo e la Chiesa. Non sono meri esecutori di ordini. È lo Spirito Santo che li “ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio” (Atti 20,28). I vescovi sono dunque dei “rappresentanti” della Chiesa, non semplici “dipendenti della Santa Sede” o “delegati del Papa”.
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“I veri vescovi cattolici”, continua il porporato, “non si sottomettono all’opinione pubblica ma danno testimonianza della “sana dottrina” del Vangelo di Cristo, fortificati dal potere dello Spirito Santo”. Citando la Prima Lettera a Timoteo, il cardinale ricorda che i vescovi devono “evitare le favole profane” e devono riporre la loro speranza “nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono”.
Il ruolo stesso del Papa (“mille volte più importante” di ogni altra cosa, fa notare Müller) è quello del “Vicario di Cristo”. La sua missione è “riunire i cristiani nella professione di fede per dire al Signore: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente””.
La Chiesa non è una ONG
Il Cardinale denuncia da tempo il rischio di una secolarizzazione dell’istituzione ecclesiale. E perciò ribadisce che la Chiesa “non è né può diventare una ONG, una organizzazione socio-religiosa orientata verso un paradiso terreno, destinato a fallire, quanto piuttosto un organismo vivente, il Corpo di Cristo, il quale è suo Capo e Salvatore Universale”.
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Ogni vera riforma della Chiesa, evidenzia l’ex vescovo di Ratisbona, deve tenere in conto che “gli uomini non possono riformare la Chiesa o edificarne una nuova a loro piacimento, è Dio a riformarci, a rinnovarci così da essere buoni cristiani, membri viventi del Suo corpo (ecclesiale attraverso i sacramenti)”. “Cristo è il Capo”, aggiunge, e i vescovi sono i “suoi servitori”. “Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1Cor 3,11).