Ha sorpreso molti, il primo atto compiuto da Monsignor Domenico Battaglia, da ieri nuovo Vescovo di Napoli.
Il nuovo Vescovo della città partenopea, Monsignor Domenico Battaglia, ieri, prima di arrivare in Cattedrale, ha fatto sentire la sua vicinanza nei luoghi più provati dalla sofferenza.
Ha voluto visitare da vicino alcuni luoghi simbolo delle periferie della città. Da Piscinola a San Giovanni a Teduccio, in quello che, in molti, hanno definito “un vero e proprio pellegrinaggio”.
Monsignor Domenico Battaglia è, da ieri, dopo la lettura della bolla di Papa Francesco, ufficialmente il nuovo Arcivescovo della Diocesi di Napoli. Succede al Cardinale Crescenzio Sepe che, dopo 16 anni di guida pastorale, per raggiunti limiti di età, ha lasciato la Diocesi.
La celebrazione in Cattedrale, in numero contingentato, è stato solo l’ultimo tassello della venuta di Monsignor Battaglia a Napoli. Chi ha fatto pastorale di strada, nelle periferie, accanto agli ultimi e ai lontani, non poteva arrivare in una città grande ma difficile come Napoli, senza passare prima proprio dalle zone più lontane dal centro.
“Il pellegrino di Pace”, come la pagina Facebook della Chiesa di Napoli l’ha indicato nella giornata di ieri, accompagnando tutti i fedeli all’ingresso del nuovo Vescovo. Tanti i luoghi che don Mimmo (come lui stesso ha deciso di continuare a farsi chiamare) ha attraversato nella sua prima mattinata in città.
L’arrivo da Cerreto Sannita (dove era Vescovo precedentemente), alla Chiesa delle Monache Sacramentine. Qui ha voluto affidare il suo ministero appena iniziato e l’intera Chiesa di Napoli, “nella consapevolezza che l’origine e la fonte di ogni azione missionaria della Chiesa è l’incontro con l’amore di Dio”.
Ma uno dei momenti più toccanti è stato quello alla stazione della Metro di Piscinola, periferia a Nord di Napoli. Qui fu ucciso Francesco Della Corte, vittima innocente. La visita nel neo Vescovo è stata come un fascio di luce, volto a dar voce al progetto di solidarietà che ha trasformato un’area limitrofa al luogo dove Francesco fu ucciso, in un parco giochi per bambini.
Come segno di una voglia e di una volontà di rinascere e di ripartire, anche contro la predominanza della criminalità.
Ai Camaldoli, poi, Don Mimmo ha incontrato una giovane ragazza nigeriana, vittima della tratta e della violenza sulle donne. Qui, in una Casa Famiglia della Caritas diocesana, ha riscoperto il valore e la bellezza della vita, nonostante la sua vita sia segnata dall’AIDS.
Il dolore, la sofferenza, la malattia…ma anche l’accoglienza e le braccia aperte di qualcuno che ha saputo dare a questa giovane tutto l’amore e le cure che davvero meritava.
Ultima tappa, la periferia Est di Napoli, con la visita ad una famiglia in difficoltà. La perdita del lavoro (il padre di famiglia era un operaio della Whirlpool) è stato il tema del colloquio con il Vescovo, segno che la Chiesa di Napoli si mette affianco a queste famiglie e le assiste, accompagnandole per mano in questo difficile momento.
Poi la tappa all’associazione “Figli in Famiglia”, dove l’incontro con una bambina figlia della periferia è stato segno e sinonimo di vicinanza della Chiesa di Napoli alle esigenze soprattutto dei più piccoli, in territori di periferia e, molte volte, nelle mani della camorra. La comunità diocesana accoglie l’appello di speranza dei più piccoli, specie quelli relativi alle problematiche educative e sociali.
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Un vero e proprio pellegrinaggio. Una sorta di conoscenza del territorio, anche se ancora del tutto sommaria, che il Vescovo Battaglia ha voluto fare per comprendere al meglio la città che si appresta a guidare.
Un segno di pace e di fede, conclusosi, poi, con la preghiera nella Basilica della Madonna del Carmine di Napoli.
ROSALIA GIGLIANO
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