Il mistero che avvolge la vita della Madre di Dio sarà sempre insondabile, ma alcune rivelazioni ci aiutano a comprenderlo meglio.
L’8 settembre la Chiesa celebra infatti la Natività di Maria Santissima. Possiamo solo vagamente immaginare quale gioia possa essere stata per i suoi Santi genitori, Gioacchino e Anna, e per tutto il Cielo ed il creato stesso, veder venire al mondo colei che sarà la Madre del Verbo.
Ma cosa dicono i mistici riguardo a questo evento? Maria Valtorta (Caserta, 14 marzo 1897 – Viareggio, 12 ottobre 1961), mistica cattolica italiana, riferì di aver avuto visioni riguardanti la vita di Gesù e Maria e i Vangeli, e di aver poi trascritto tutto ciò che le era stato mostrato, in un progetto per far meglio conoscere Dio alle anime. Anche se non sono stati riconosciuti ufficialmente, questi scritti vengono tutt’ora studiati.
Ecco qui riportato un estratto che descrive la nascita di Maria Santissima secondo “L’Evangelo come mi è stato rivelato” della Valtorta.
Sebbene la Chiesa abbia indicato come data della Natività di Maria l’8 settembre, la convenzionalità della data potrebbe non dover tassativamente indicare quello come giorno della sua nascita, che resta ancora avvolto nel mistero. Nella descrizione fatta dalla Valtorta, come si può notare, si parla di “afa”, quindi di un gran caldo.
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Vedo Anna uscire nell’orto-giardino. Si appoggia al braccio di una parente certo, perché le somiglia. È molto grossa e pare affaticata forse anche dall’afa, proprio simile a questa che accascia me. Per quanto l’orto sia ombroso, pure l’aria vi è rovente, pesante. […] Da molto deve esservi siccità, perché la terra, dove non e irrigata, è letteralmente ridotta a polvere finissima e quasi bianca.
[…] Gioacchino è sconfortato. «Torniamo in casa. Anche qui non si respira, e poi penso che sia bene tornare…» dice Anna, che sembra ancor più olivastra per un pallore che le è venuto sul viso. « Soffri? ». «No. Ma sento quella gran pace che ho sentito nel Tempio quando mi fu fatta grazia, e che ho sentito ancora quando seppi d’esser madre. E’ come un’estasi. Un dolce sonno del corpo, mentre lo spirito giubila e si placa in una pace senza paragone umano […]
È come io salissi per gli spazi azzurri del cielo… e, non so perché, da quando io ho in me questa gioia pacifica, io ho un cantico in cuore, quello del vecchio Tobia. […] …io penso che colui che riedificherà nella Gerusalemme il Tabernacolo del Dio vero sarà questo che sta per nascere…, e penso ancora che non più della Città santa, ma della mia creatura sia profetizzata la sorte quando il cantico dice:
“Tu brillerai di luce splendida, tutti i popoli della terra a te si prostreranno, le nazioni verranno a te portando doni, adoreranno in te il Signore e terranno come santa la tua terra, perché dentro di te invocheranno il Grande Nome. Tu sarai felice nei tuoi figli, perché tutti saranno benedetti e si riuniranno presso il Signore. Beati quelli che ti amano e gioiscono della tua pace!… “; e la prima a gioirne sono io, la sua madre beata…[…]
[…] Passa di corsa una donna e grida: «Gioacchino! Sta per nascere! E tutto fu svelto e felice! » e scompare con un’ anforetta fra le mani. Il temporale cade di colpo, dopo un ultimo fulmine così violento che sbatte contro le pareti i tre uomini; e sul davanti della casa, nel suolo dell’orto, resta a suo ricordo una buca nera e fumante. E mentre un vagito, che pare il lamento di una tortorina che per la prima volta non pigoli più ma tubi, viene da oltre la porta di Anna, un enorme arcobaleno stende la sua fascia a semicerchio su tutta l’ampiezza del cielo.
Sorge, o per lo meno pare sorgere, dalla cima dell’Hermon che, baciata da una lama di sole, pare di alabastro di un bianco rosa delicatissimo […] «Guardate, guardate! ». Pare che leghi in un cerchio tutta la terra di Israele, e già, ma guardate, già vi è una stella mentre ancor non è scomparso il sole. Che stella! Brilla come un enorme diamante!…».
E la luna, là, è tutta piena, mentre ancor mancano tre giorni al suo esserlo. Ma guardate come splende! ».
Le donne sopraggiungono festanti con un batuffolino roseo fra candide tele. E’ Maria, la Mamma! Una Maria piccolina che potrebbe dormire fra il cerchio di braccia di un fanciullo, una Maria lunga al massimo quanto un braccio, una testolina di avorio tinto di rosa tenue e dalle labbruzze di carminio, […] un nasetto minuto fra due gotine tonde e, quando stuzzicandola le fanno aprire gli occhietti, due pezzettini di cielo, due puntini innocenti e azzurri che guardano, e non vedono, fra ciglia sottili e di un biondo quasi roseo, tanto è biondo.
Anche i capellucci sulla testolina tonda hanno la velatura roseo-bionda di certi mieli che sono quasi bianchi. Per orecchie, due conchigliette rosee e trasparenti, perfette. […] Come faranno quelle manine ad asciugare tanto pianto?
E i piedini? Dove sono? Per ora sono solo uno zampettio nascosto fra i lini. Ma ecco che la parente si siede e la scopre… Oh! i piedini! Lunghi un quattro centimetri, hanno per pianta una conchiglia corallata, per dorso una conchiglia di neve venata d’azzurro, per ditine dei capolavori di scultura lillipuziana, anche loro coronate di piccole scaglie di granata pallida.
Ma come si troveranno sandaletti, quando quei piedini di bambola faranno i primi passi, tanto piccini da poter stare su quei piedini? E come faranno quei piedini a fare tanto aspro cammino e sorreggere tanto dolore sotto una croce?
Ma ora questo non si sa, e si ride e sorride del suo annaspare e sgambettare, delle belle gambette tornite, delle cosce minute che fanno fossette e braccialetti tanto sono grassottelle, della pancina, una coppa capovolta, del piccolo torace perfetto sotto la cui seta candida si vede il moto del respiro e certo si ode, se, come fa il padre felice ora, vi si appoggia la bocca ad un bacio, battere un cuoricino… Un cuoricino che è il più bello che ha la terra nei secoli dei secoli, l’unico cuore immacolato di uomo.
[…] Eccola di nuovo fra i lini e fra le braccia del padre terreno, cui Ella somiglia. Non ora. Ora è un abbozzo d’uomo. Io dico che gli somiglia fatta donna. Della madre non ha nulla. Del padre il colore della pelle e degli occhi, e certo anche dei capelli che, se ora sono bianchi, in gioventù erano certo biondi come lo dicono le sopracciglia; del padre le fattezze, rese più perfette e gentili per esser Lei donna, e quella Donna; del padre il sorriso e lo sguardo e il modo di muoversi e la statura.
[…] Anna sorride ad un suo pensiero: «E’ la Stella» dice. «Il suo segno è nel cielo. Maria, arco di pace! Maria, stella mia! Maria, pura luna! Maria, perla nostra! ». Maria la chiami? Si. Maria, stella e perla e luce e pace… «Ma vuol dire anche amarezza… Non temi portarle sventura? ». «Dio è con Lei. E’ sua da prima che fosse. Egli la condurrà per le sue vie ed ogni amarezza si muterà in paradisiaco miele. Or sii della tua mamma… ancora per un poco, prima di esser tutta di Dio… E la visione ha termine sul primo sonno di Anna madre e di Maria infante.
(Da l’Evangelo come mi è stato rivelato, di Maria Valtorta)
Elisa Pallotta
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