Natuzza Evolo morì il giorno di Ognissanti del 2009. Da quel momento, è stata proposta la causa di canonizzazione in suo favore.
Il caso di Natuzza Evolo è stato indagato dal professore Ciro Di Nunzio, medico forense, laureato in biologia e farmacia, genetista e tossicologo.
Il medico curante di Natuzza, il dottor Franco Frontera, gli aveva indicato di studiare le tracce biologiche, ritrovate sugli oggetti che erano appartenuti alla mistica calabrese.
Le indagini, per il professor Di Nunzio, si rivelarono subito molto impegnative e riguardavano soprattutto le tracce ematiche, che apparivano, sotto forma di immagini del volto di Cristo, della Madonna o di coroncine del rosario e ostie, su federe e fazzoletti toccati da Natuzza.
Diceva Di Nunzio, qualche tempo fa: “La comparsa di queste macchie di sangue, associate a eventi che caratterizzarono la vita di Natuzza, mi lasciavano molto perplesso. Ovviamente l’idea più semplice era che qualcuno avesse in qualche modo mistificato le cose. Ho accettato l’incarico da uomo di scienza, soltanto per fornire un riscontro concreto, come se si trattasse di un qualunque altro caso e la questione da chiarire fosse semplicemente l’individuazione del profilo genetico dell’ipotetico sospetto, partendo dalle tracce biologiche lasciate dal soggetto sulla scena di un delitto”.
Ma gli studi incrociati tra tracce si sangue sicuramente di Natuzza e quelle da indagare, confrontate poi col profilo genetico dei figli di Natuzza, confermarono che si trattava proprio di sangue umano, appartenente proprio a lei.
Ora Di Nunzio afferma: “Nelle lunghe ore trascorse in laboratorio, a cavallo tra reperti e pensieri, tra il concreto e lo spirito, ti poni domande. Ti interroghi su una spiritualità forse da troppo tempo accantonata, fai i conti con la fede. Non tutto può essere spiegato scientificamente, alcune cose non possono essere ricostruite razionalmente, né dimostrate. Qualcosa è successo nella mia vita, è come se avessi raggiunto un equilibrio totale tra la vita terrena e quello che probabilmente troveremo dopo la morte: il passaggio non mi spaventa più. Sono certo adesso dell’altra vita che ci attende. Prima non mi ponevo tale interrogativo. Ero abituato a fidarmi soltanto di ciò che è dimostrabile. Adesso, Natuzza Evolo è diventata un punto di riferimento nella preghiera. So che non siamo soli”.
Antonella Sanicanti
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