Paravati è diventato un luogo di fede e pellegrinaggio tra i più importanti al mondo. Il merito di tutto ciò lo si deve attribuire alla signora Natuzza Evolo, una donna dalla grande serenità e bontà d’animo che per tutta la vita si è fatta umile portatrice del messaggio della Madonna.
La sua grande forza interiore, la sua benevolenze e la sua umiltà sono state le armi che le hanno consentito in primo luogo di essere messaggera del “Cuore Immacolato di Maria” ed in un secondo momento di diventare un faro per la comunità e per i fedeli. Chiunque l’abbia conosciuto raccontava della sua ricchezza interiore, di come riuscisse a placare ogni dubbio ed ansietà con la preghiera e con le parole giuste, di come grazie al suo esempio ed alle sue parole, migliaia di giovani inquieti sono stati riportati sul percorso che conduce al Regno di Dio.
Le testimonianze e le opere in vita di questa donna che si è sempre definita un semplice “Verme di terra”(rifiutando i meriti che le venivano attribuiti e che lei voleva che fossero tributati a chi li meritava davvero, alla Madonna) hanno fatto si che ad ogni raduno di preghiera che viene fatto nella “Città della gioia” si presentino dai 15 mila ai 25 mila pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.
Le parole non rendono giustizia ad una donna eccezionale che è stato un esempio di fede per tutta la comunità, così vi riportiamo parte di un intervista che Mamma Natuzza (così amavano chiamarla) ha rilasciato alla ‘Gazzetta del Sud’:
La prima domanda che il giornalista le pone riguarda il suo lavoro per la comunità, questo, infatti, le chiede se non le pesa che miriadi di persone la cerchino, ma lei con la semplicità che la contraddistingueva risponde: “No, sono sincera, stare vicina agli altri non mi è mai pesato. Quello che ho fatto e che quando mi è possibile, ma sempre più raramente, continuo a fare è frutto dell’amore di Gesù verso tutti noi. Io sono solo un mezzo. Ed il Signore mi ha sempre aiutata a dare qualcosa agli altri soprattutto a chi aveva oramai perduto la speranza”.
Il cronista le chiede se ricorda con piacere qualche episodio in particolare, ma per la veggente tutti hanno un eguale spazio nel suo cuore e nella sua memoria, così il redattore le chiede cosa le viene chiesto solitamente dai giovani, questa la risposta di Natuzza:
“Vogliono essere aiutati a risolvere i loro problemi. Alcuni sono schiavi della droga, altri dell’alcolismo, altri ancora soffrono per le incomprensioni che ci sono nelle loro famiglie o nel loro ambiente di lavoro. Io faccio quello che posso per aiutarli, con le parole che mi vengono suggerite dall’Angelo Custode”.
Insomma Natuzza era messaggera della Madonna, ma anche di Dio, degli Angeli Custodi (descritti come bambini tra gli 8 ed i 10 anni vestiti di bianco) e delle anime ascese in cielo. Proprio queste ultime attirano la curiosità del cronista che le chiede: “Cosa le dicono le anime dei defunti?”, Natuzza risponde che questi vogliono solo dare consigli ai familiari, guidarli nella vita.
L’intervista si chiude con un pensiero sulla famiglia, Natuzza rintraccia il problema della società odierna nella troppa voglia di inseguire alla carriera, questo, dice, ruba tempo alla famiglia. I genitori dovrebbero primariamente pensare ai figli e guidarli nel percorso di crescita, poi al loro rapporto coniugale ed infine al lavoro.
Prima di morire Mamma Natuzza ha lasciato un testamento spirituale in cui diceva: ““Rinnovo il mio amore per tutti. Vi assicuro che non abbandono nessuno. Voglio a tutti bene. E anche quando sarò dall’altra parte continuerò ad amarvi e a pregare per voi. Via auguro che siate felici come lo sono io con Gesù e la Madonna”.