È una domanda piuttosto frequente tra i credenti, che non vogliono tralasciare nulla nel Sacramento della Riconciliazione.
Un sacerdote risponde alla domanda di un fedele, citandogli alcuni brani della Sacra Scrittura.
Confessare tutto?
Quante volte ci domandiamo: “Ma cosa devo dire durante la Confessione?”, oppure: “Ho vergogna di confessare al sacerdote certi miei peccati”. Questo è uno degli errori che commettiamo quando ci avviciniamo al Sacramento della Penitenza, dimenticando che lì, davanti a noi, non c’è il sacerdote, ma Gesù Cristo.
La domanda posta: “Cosa ci spinge al male”
Un fedele, ha posto, per questo motivo, una domanda molto particolare ad un sacerdote: “La tendenza al male che ogni uomo porta in sé deve essere confessata in confessione? Dentro di me come scrive San Paolo sento gli impulsi del male, invidia, gelosia, desideri sessuali ecc.
Questi desideri non li acconsento con volontá libera, anzi mi provocano sofferenza, non voglio giustificarli come tentazioni provocate dal maligno ma piuttosto li comprendo come rivelazione della mia povertá di essere umano, questa mia povertá deve essere confessata al confessore? Io questa mia “miseria” la offro 70 volte 7 a Dio attraverso la fiducia nella sua Misericordia ogni volta che si manifestano”.
Il sacerdote: “Alcune inclinazioni disordinate ci sono”
Padre Angelo, opportunamente, e citando la Scrittura, risponde: “Le inclinazioni al male sono inclinazioni disordinate, sono uno stimolo a commettere dei peccati, talvolta sono frutto del peccato, ma in quanto tali non sono ancora un peccato. Sono peccato solo gli atti. Alcune inclinazioni disordinate vengono ereditate da madre natura.
San Giovanni nella sua prima lettera parla di una triplice concupiscenza, vale a dire di tre inclinazioni disordinate. È ovvio che non si tratta affatto di un peccato personale. Pertanto le inclinazioni disordinate non sono materia di confessione. Tanto più che a volte non solo sono causa di sofferenza ma di veri tormenti dell’anima”.
Prosegue, poi, spiegando anche cosa dice la Chiesa in materia di Sacramento della Riconciliazione: “La disciplina della Chiesa ricorda che materia dell’accusa nel sacramento della penitenza sono i peccati. E precisa ulteriormente: “Tutti i peccati gravi commessi dopo il battesimo non ancora direttamente rimessi col potere delle chiavi e non ancora accusati in una confessione individuale”.
Ricorda anche che si possono confessare i peccati veniali. Non c’è menzione delle inclinazioni disordinate. Tuttavia se può parlare al confessore perché meglio comprenda lo stato del penitente e sia in grado di suggerire i rimedi più opportuni” – spiega il sacerdote.
Avere, comunque, fiducia in Dio
Ma cosa vuol dire offrire 70 volte 7? “Vengo invece alla parte finale della tua mail quando dici che questa miseria la offri 70 volte 7 a Dio nella fiducia della sua misericordia. Capisco bene quello che vuoi dire ed è quello che si deve fare.
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Ma a mio parere non ti sei espresso bene. Perché a Dio possiamo offrirgli solo ciò che gli è gradito perché l’offerta è sempre un dono, un atto d’amore. Pertanto non possiamo offrirgli quello che gli dispiace. E le inclinazioni disordinate non gli possono piacere.
Piuttosto ci mettiamo davanti a Lui con la nostra miseria, con le nostre fragilità, con le nostre disordinate inclinazioni per domandargli misericordia, perché ci tenga in umiltà, perché ci guarisca e perché ci dia forza per superare noi stessi per amor suo” – conclude Padre Angelo.
Fonte: amicidomenicani
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ROSALIA GIGLIANO