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Nadia e l’issi: “Ogni parte di me è cambiata per sempre, ogni millimetro del mio corpo è diventato vecchio”

Nadia Murad, ventuno anni, yazida violentata, seviziata, torturata dall’Isis, ha denunciato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite gli stupri di massa perpetrati dai jhadisti islamici in Iraq, e delle circa 5 mila yazide, alcune piccole bambine, che ogni giorno subiscono violenze peggiori della morte, e che sono, ancora oggi prigioniere nelle loro mani. Nadia è stata prelevata nella sua casa di Murad e, dopo aver assistito all’uccisione di sua madre e dei suoi fratelli, portata a Mosul, torturata, violentata, presa a pugni , costretta a pregare il Corano prima delle violenze, stuprata ripetutamente da più uomini fino allo svenimento Sul suo corpo i segni delle torture, delle bruciature, della devastazione : “Mi sento vecchia” dice Nadia ” Ho 21 anni—lo so che sono giovane. Ma è come se nelle loro mani ogni parte di me fosse cambiata: ogni millimetro del mio corpo è diventato vecchio. Sono stata consumata da quello che mi hanno fatto, e ne sono uscita totalmente diversa. Non avrei mai pensato che potesse succedermi una cosa simile, e non riesco a trovare le parole giuste per spiegarlo. «Molti potrebbero immaginare che la mia storia sia dura», in realtà «tanti hanno passato difficoltà peggiori». Basti pensare «che, finora, per più di un anno e mezzo, piccole bambine di appena 9 anni sono state rapite e vendute». E mentre le donne vengono rapite, «i maschi vengono uccisi». Lo stupro è stato usato per distruggere le donne e le ragazze, per assicurarsi che non potessero mai più condurre una vita normale”, ha detto la 21enne.Tre mesi d’inferno, un tentativo di fuga andato a male . L’uomo che l’ha presa la costringeva a vestirsi, truccarsi e poi la violentava, la umiliava ogni giorno, la picchiava e la chiudeva in una stanza con tante guardie , che la stupravano a turno fino a farle perdere i sensi. Nadia Murad Basee Taha ha raccontato come il Daesh impone l’islamizzazione forzata: «Giovedi 14 agosto, il loro emiro è arrivato nel villaggio, è venuto per vedere il nostro capo-villaggio e gli ha detto: “Avete tre giorni. O vi convertite all’islam o vi uccideremo”».L’emiro del Daeshj è tornato quasi subito a Korju insieme a 2.000 jihadisti che hanno circondato il villaggio impedendo a chiunque di fuggire. I 1.700 yazidi che vivevano a Korju sono stati riuniti di fronte alla scuola e alle donne e ai bambini è stato ordinato di salire al primo piano dell’edificio. Poi i jihadisti hanno spogliato uomini e donne di tutti i loro beni e soldi. Solo dopo la rapina hanno chiesto che si voleva convertire all’Islam di uscire dalla scuola, ma nessun uomo e nessuna donna di Korju ha voluto farlo, «Nessuno è uscito – spiega Nadia – Dopo i ribelli hanno caricato gli uomini su dei pick-up e li hanno portati a 200 metri dal villaggio per fucilarli. Le donne sono state “selezionate” dai ribelli: le donne anziane di più di 40 anni così come le donne incinta sono state separate. Noi, le ragazze da 9 a 25 eravamo 150. Siamo state portate in un cortile. Le 80 donne anziane sono state fucilate, i ribelli non hanno voluto prenderle come concubine. Erano tutte del mio villaggio. Mia madre era tra loro». Quindi Nadia si è dovuta vestire completamente di nero ed è stata portata al tribunale dello Stato Islamico a Mosul, dove ha visto migliaia di donne vestite di nero e con la testa coperta ed ognuna di loro era accompagnata da un jihadista. Il cadi, il giudice musulmano, ha letto ad alta voce il Corano e ha fatto ripetere le stesse parole alle donne perché si convertissero. Dopo ad ogni donna è stata scattata una foto che poi è stata affissa al muro con scritto accanto un numero che corrispondeva al loro “proprietario”. «I ribelli vanno al tribunale e guardano quelle foto – spiega Nadia – Se una donna gli piace, possono chiamare quel numero per noleggiarla. Dopo l’accordo, pagano il noleggio con denaro o beni. Possono affittarci, comprarci o riceverci in dono». Fortunatamente, Hadji Salman, il suo carnefice, ha lasciato Nadia al Tribunale per andare a comprare un altro vestito per venderla meglio e la ragazza è riuscita a fuggire ed ha avuto la fortuna di trovare una famiglia con bambini che, nonostante fosse povera, si è impietosita per la storia della giovane ed è riuscita a chiamare per telefono uno dei fratelli di Nadia che si era messo in salvo nascondendosi un campo di rifugiati in Kurdistan. Il capo della famiglia ha scritto su Viber al fratello di Nadia che sua sorella era nella lista dei ricercati e che mandasse i soldi necessari per fala fuggire da Mosul. Quando i soldi sono arrivati Nadia è stata caricata sulla macchina dell’uomo, coperta con un burka che la nascondeva completamente e dei documenti di identità appartenenti a un’altra donna hanno fatto il resto: nonostante i posti di blocco, Nadia è riuscita ad arrivare sana e salva nel Kurdistan irakeno. Da quando il Daesh ha invaso le terre yazide, vitali per il contrabbando di petrolio e per rifornire i combattenti islamisti, sono scomparsi 3.500 yazidi, tra i quali donne, ragazze e bambini e nessuno sa più niente di loro, nessuno li cerca e nessuno ne parla. «Attualmente, tutto il mondo vede ciò che rappresenta il Daesh – conclude Nadia – Nello stesso tempo, in questo preciso momento, delle ragazze e delle donne vengono violentate. La coscienza dell’umanità non si è ancora risvegliata e non c’è nessuno per salvare queste donne».Il grido, l’urlo di Nadia al mondo è che queste donne vengano liberate e che la sua e la loro sofferenza non sia stata inutile.Quando le si chiede della richiesta che è stata fatta per la sua candidatura per il premio Nobel dice : “Non riesco ad immaginarmi vincitrice, so che tanti sperano di ricevere questa candidatura, so che è importante e d’aiuto alla mia causa, quella di liberare le persone ridotte e tenute in schiavitù …ma anche se ricevessi il Nobel, io lo riceverei col cuore spezzato.”

Paolo

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