Una notizia drammatica da Ragusa: un neonato è stato gettato nella spazzatura, il piccolo ritrovato ieri sera in via Saragat da un passante.
L’uomo stava infatti percorrendo quel tratto di strada, e ha sentito lo strano lamento del neonato. Avvicinatosi, si è accorto che il pianto proveniva nientemeno che da un contenitore della spazzatura. Si era immaginato inizialmente si trattasse di un cucciolo, poi una volta aperto il recipiente ha realizzato la drammatica scoperta.
Neonato trovato abbandonato tra i rifiuti. Il fatto accaduto a Ragusa
Il povero bimbo era posto sopra i rifiuti, infilato dentro un sacchetto e avvolto in una coperta. Il Signore evidentemente ha concesso la salvezza a quella creatura grazie all’uomo che passava in quell’istante, che si è subito attivato per prelevarlo e trasportarlo nel reparto di neonatologia dell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa.
Ora le sue condizioni di salute sono buone, anche se per ragioni di precauzione i medici lo hanno posto in Terapia intensiva prenatale. La polizia ha così fatto partire le indagini. Dai pochi dati a disposizione, emerge che il luogo in cui è stato ritrovato il bambino, via Saragat, è posto nel quartiere residenziale di Pianetti.
La vicenda passa al Tribunale dei Minori, che avrà in cura il neonato
In quell’area cittadina è situata anche la chiesa del Preziosissimo Sangue, ma gli inquirenti non escludono che in realtà il parto sia avvenuto altrove, e che successivamente il neonato sia stato portato in una zona diversa al solo fine di sviare le indagini. Forse, come accadeva nei secoli passati, la donna stessa sperava – come atto di estrema disperazione – che fossero le suore stesse a trovare l’infante e a prendersene cura. Ora sarà il Tribunale dei Minori a prendersi cura del bambino, che si prenderà anche in carico il fascicolo.
La vicenda drammatica, per fortuna, al momento pare concludersi in maniera positiva. Tuttavia, il dolore per un dramma simile deve lasciare necessario spazio anche per una riflessione su cosa siamo diventati, in termini di comunità umana, e di come ormai anche la vita umana abbia finito per avere valore.
Il simbolo di una società sempre più povera e moralmente degradata
Se è così semplice, per una madre e per un genitore, lasciare in un cassonetto il bimbo generato dal proprio grembo, significa che il rispetto per la vita umana, in quanto dono più grande e sacro concesso dal Signore, sta venendo a mancare ogni giorno sempre di più. Lo dimostrano leggi liberticide, che prevedono aborto, eutanasia, utero in affitto. Una cultura della morte che in maniera più o meno subdola si sta insinuando nella nostra società, dando questo genere di frutti.
Se infatti una donna povera, in un qualsiasi paese in via di sviluppo, può vendere il proprio figlio al miglior offerente proveniente tuttavia da un paese ricco, sviluppato, opulento, che cosa impedirà a una madre povera e senza denaro, oppure con altre mille possibili ragioni personali che la spingono a non volere tenere con sé il proprio figlio, di gettare la creatura nata dal proprio grembo in un cassonetto?
La lezione indimenticata di Madre Teresa di Calcutta
Quando si instaura infatti, addirittura per legge, la mancanza di rispetto della vita, questa finirà necessariamente per generare mostri di questo tipo. D’altronde lo diceva anche Madre Teresa di Calcutta, che “l’aborto è la più grande minaccia per la pace” di ogni società. “Sono stata sorpresa di vedere in Occidente tanti ragazzi e ragazze darsi alle droghe, e ho cercato di capire perché – perché succede questo, e la risposta è: perché non hanno nessuno nella loro famiglia che li accolga“, diceva la santa mentre ritirava il Premio Nobel per la pace nel 1979.
“Padre e madre sono così occupati da non averne il tempo. I genitori giovani sono in qualche ufficio e il figlio va in strada e rimane coinvolto in qualcosa. Stiamo parlando di pace. Queste sono cose che distruggono la pace, ma io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta – un’uccisione diretta – un omicidio commesso dalla madre stessa“, continuava Madre Teresa. Che invitava a leggere, a proposito, le Scritture.
Madre Teresa: “Anche se persino una madre si dimentica, Dio non lo fa”
“Dio lo dice molto chiaramente: anche se una madre dimenticasse il suo bambino – io non ti dimenticherò – ti ho inciso sul palmo della mano. Siamo incisi nel palmo della Sua mano, così vicini a lui che un bambino non nato è stato inciso nel palmo della mano di Dio. E quello che mi colpisce di più è l’inizio di questa frase, che persino se una madre potesse dimenticare, qualcosa di impossibile – ma perfino se si potesse dimenticare – io non ti dimenticherò“.
Oggi, concludeva Madre Teresa, “il più grande mezzo – il più grande distruttore della pace è l’aborto. E noi che stiamo qui – i nostri genitori ci hanno voluti. Non saremmo qui se i nostri genitori non lo avessero fatto. I nostri bambini li vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro? Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla“.