Niente funerale per una donna buddista

Funerale per una donna buddista

Niente funerale per una donna buddista e, qui, si intende una cerimonia di commiato cattolica.
Beh, in certi casi non si comprende bene quale sia la posizione dei non cristiani, nei confronti della Chiesa, e si finisce per appellare quest’ultima in malo modo, anche in circostanze lineari e lecite, avvenute nel massimo rispetto della spiritualità altrui.

Così stupisce che, al rifiuto della Curia di celebrare un funerale per una donna buddista, qualcuno si sia indignato per l’accaduto.
Eppure la Chiesa -per bocca della Curia, in questo caso- non ha fatto altro che rispettare le ultime manovre spirituali della donna.
Lei, Barbara Budai, 45 anni di San Felice Circeo, era malata di cancro. E sono stati i suoi stessi amici a testimoniare che, proprio durante la malattia, avesse trovato giovamento e sollievo nell’abbracciare la fede buddista.

Non c’era motivo, dunque, che gli stessi, chiedessero un funerale cattolico o replicassero al suo rifiuto.
Eppure, questa vicenda è finita sui giornali, incompresa e fraintesa da molti.
Forse è ora che la gente tutta impari a non utilizzare Cristo e i Sacramenti della sua Chiesa come una sorta di cerotto salva vita-eterna e dia, ad ogni rituale, la giusta valenza.
D’altro canto, è davvero incoerente chiedere a Buddha di accompagnarci nella vita e nel dolore della malattia e a Cristo di portarci nell’al di la, come a salvarsi in estremis, casomai esistere un Paradiso cristiano.

Ricordiamo, a tutti coloro che non hanno compreso fino in fondo la vicenda della signora Barbara, che è Dio che salva e non la Chiesa, dunque la signora verrà comunque giudicata per i suoi meriti e per i suoi peccati, ma soprattutto per le sue opere, indipendentemente dalle circostanze che l’avevano portata a non riconoscere Cristo.

La Diocesi aveva sentenziato: “Per rispetto della stessa volontà e scelte di vita della defunta, non è stato ritenuto opportuno celebrare il solo rito cattolico”. Intanto, però, “il Santo Rosario guidato dal parroco” veniva recitato in suffragio. Questo è rispetto e carità, nei confronti di una defunta non cristiana, non disprezzo per l’altrui Credo!

Antonella Sanicanti

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